Romano Prodi ha espresso più volte il proprio dissenso nei confronti della Nato e dell’Occidente, che negli anni non ha saputo cogliere i messaggi che provenivano dall’Est Europa e dalla Russia in particolare. In un intervento a La Stampa, l’ex presidente del Consiglio ha parlato dell’attuale situazione in Ucraina.
“Uno dei principali errori dell’Occidente è stato lasciare che Cina e Russia convergessero. Con la crisi ucraina è nata un’unione europea anche politica: ora serve fare un passo in più”.
Prodi scrive: “C’è una potenza assestata, direbbe Tucidide, e una in ascesa. Gli Stati Uniti sono la struttura militare ed economica – presa globalmente: finanziaria, bancaria e tecnologica – dominante, con un bilancio della difesa di poco sotto il 45% della spesa militare mondiale, tre volte circa quello della difesa cinese. C’è però un problema serio e che cambierà l’America: una società spaccata profondamente”. “Dall’altra parte c’è la Cina – continua Prodi – una potenza in via di sviluppo e perciò la prima cosa che vuole comprare è il tempo, quello che le serve per completare il suo sviluppo. Per questo non ama i movimenti sopra le righe”.
Così, spiega Prodi, la Cina non ha appoggiato l’invasione russa della Crimea e vive con un certo fastidio l’invasione all’Ucraina. “Uno dei grandi errori dell’Occidente è stato lasciare che Cina e Russia convergessero. Ricordo, da presidente della Commissione europea, quando Putin assicurava che non avrebbe mai venduto un metro cubo di gas alla Cina”, scrive Romano Prodi che prosegue sottolineando: “Oggi la Russia è un paese immenso ma fragile e a bassa crescita. La Cina cresce di una Russia all’anno. Ecco perché la Russia non può stare da sola: non ha l’esperienza per tradurre la scienza in prodotto, non ha una potenza produttiva; è l’opposto della Corea del Sud. Per questo o si appoggia all’Europa o alla Cina. L’Europa ha lasciato che scivolasse verso Est”.
Ma in questo l’Europa, pur essendo la più grande potenza industriale al mondo e il maggior esportatore, è stata assente: “Il suo ruolo viene ridimensionato dalla mancanza di una politica estera, e di conseguenza militare, comune. E anche sotto il profilo tecnologico c’è un ritardo: delle venti più grandi società mondiali solo una è europea ed è la diciannovesima. Questo è il prezzo della disunione”, si legge ancora nell’intervento su La Stampa.
La crisi ucrina – sottolinea Prodi – ha costituito un punto di svolta: “Per la prima volta ha dato vita a un’unione europea anche di politica estera. È il momento di fare un passo in più: Germania, Francia, Spagna e Italia sono maturi per una cooperazione rafforzata; gli altri seguiranno. È il momento di preparare il terreno. È possibile? Credo di sì”.