Bonaccini e Schlein: chiunque vinca il vero congresso comincia il 27 per risalire l'onda
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Bonaccini e Schlein: chiunque vinca il vero congresso comincia il 27 per risalire l'onda

Bonaccini e Schlein, nell’unico faccia a faccia televisivo, non hanno affondato colpi: una calma piatta enoiosa: lui più ‘governista’, nelle vesti dell’amministratore serio lei più sbarazzina, come si addice ad una ‘virgo di sinistra

Bonaccini e Schlein: chiunque vinca il vero congresso comincia il 27 per risalire l'onda
Stefano Bonaccini e Elly Schlein
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21 Febbraio 2023 - 18.38


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Il confronto su Sky tra i due contendenti alla segreteria del Pd è finito 0-0, come fosse uno di quei pareggi incolori disputati tra la nebbia al ‘Dall’ara’.


Che poi è questo attualmente lo stadio del Pd, una squadra di antico lignaggio che lotta per non retrocedere, la distanza con il Napoli di Osimhen, per dire, è abissale.


Bonaccini e Schlein, nell’unico faccia a faccia televisivo, non hanno affondato colpi: una calma piatta, prevedibile, abbastanza noiosa: lui più ‘governista’, nelle vesti dell’amministratore serio e capace, lei più sbarazzina, come si addice ad una ‘virgo’ di sinistra.


Mancano pochi giorni al completamento di questa infinita ‘via crucis’ di marca dem, quasi sei mesi di continue sedute sul lettino dello psicanalista, con un continuo scambio di ruoli, l’amazzone che si scaglia contro le correnti, sostenuta però dalle correnti, il governatore che accetta all’istante le lusinghe del Giarrusso di turno.
Il confronto di Sky mette in chiaro intanto un dettaglio in linea con il contesto decadente di tutta la sfida, non saranno in tantissimi ad affollare i gazebo, molti meno dell’ultima volta, la cifra più accreditata è intorno agli 800 mila elettori.

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Il risultato, dopo il voto degli iscritti, sembra segnato, a meno di imprevisti, vincerà il governatore, in una sfida tra vecchio e nuovo, altro paradosso da ‘lettino’, che sembra ricalcare le primarie del 2012, tra Bersani e Renzi.
Il vero congresso del Pd però inizierà il 27 febbraio, chiunque sia il segretario eletto, dovrà sudare le proverbiali sette camicie e tentare di risalire l’onda in tempo utile per le elezioni europee del 2024. Sperando che lo sconfitto del 26 febbraio, non si metta di traverso.


E che non ci sia fuoco amico, al momento, sembra solo una speranza.

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