Titola una gazzetta da un non troppo remoto passato fascista: “Il ‘proletario’ Mamdani abbandona il bilocale e va in una ‘reggia’: come cambiano in fretta i comunisti…”. Siamo di fronte all’ennesimo capitolo del manuale di disinformazione per omissione che potremmo anche definire manipolazione mediatica, che la destra italiana sfoglia da anni. Una narrazione costruita con malizia, che manipola, appunto, i fatti e li piega a una propaganda tossica, sempre pronta a delegittimare l’avversario politico con insinuazioni, caricature, mezze verità e talora vere e proprie falsificazioni.
La realtà, naturalmente, è un’altra: Mamdani è andato ad abitare nella residenza ufficiale destinata ai sindaci di New York, così come previsto dalla tradizione istituzionale americana. Nessuna “reggia”, nessun privilegio occulto, nessun salto nel lusso da “neo-comunista ipocrita”. Soltanto il normale uso di una dimora pubblica, prevista per il ruolo che ricopre. Qualcuno potrebbe mai dire che il ‘missionario’ Prevost’ è andato a vivere in una residenza del Vaticano e non si è accampato sotto ponte Mammolo perché ha calpestato il Vangelo?
Ma alla destra la verità non interessa. Conta l’equivoco, conta la distorsione, conta l’effetto tossico dell’insinuazione. Perché lo schema è sempre lo stesso: non importa se è vero, importa che sembri vero.
Ed è particolarmente paradossale che a impartire lezioni di moralità siano proprio loro, quelli che per decenni si sono inginocchiati davanti a Silvio Berlusconi, celebrandone virtù immaginarie mentre ignoravano sistematicamente scandali, conflitti d’interesse e la loro verità e moralità politica era ed è tutta riassunta in una frase: “Ruby è la nipote di Mubarak”.
La stessa destra piena di nababbi o che hanno acquistato case milionarie, attici di pregio, immobili di lusso e con piscine che farebbero impallidire qualsiasi “bilocale proletario”. Ma su questo cala sempre un silenzio perfetto, quello che si riserva ai sodali.
La macchina della propaganda funziona così: ciò che è normale diventa scandalo quando riguarda un avversario; ciò che è davvero scandaloso diventa irrilevante quando riguarda gli amici. È un modello comunicativo che si alimenta di propaganda, sospetti seminati ad arte, contenuti manipolati, titoli costruiti per creare indignazione istantanea e vuota.
Una strategia che non nasce oggi: è la stessa che ha trasformato un mentitore seriale come Donald Trump in un’icona mondiale dell’anti-verità, l’uomo che ha elevato la menzogna a strumento politico quotidiano. La destra italiana lo segue disciplinata: campa di slogan e di invenzioni, racconta un Paese immaginario in cui loro sarebbero i “puri” e gli altri i “corrotti”.
Dimenticavo: loro non seminano odio. No. L’attacco a Mamdani, l’additarlo come un traditore è gioia e inclusione. Quando la loro credibilità morale sta sotto lo zerbino dei padroni a cui si prostrano. Pessimum inimicorum genus, laudantes.