Michael Schumacher: l’uomo che ha cambiato l’automobilismo
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Michael Schumacher: l’uomo che ha cambiato l’automobilismo

L'incidente del 29 dicembre 2013 cambia la vita del pilota e della sua famiglia. Aveva portato a Maranello una mentalità del lavoro che rompeva con l’istinto e il fatalismo, sostituendoli con il metodo e la pianificazione.

Michael Schumacher: l’uomo che ha cambiato l’automobilismo
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28 Dicembre 2025 - 22.37 Culture


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di Enea Russo

Quando si parla di Michael Schumacher, il rischio è ridurlo a una somma di numeri: sette titoli mondiali, novantuno vittorie, record infranti e riscritti. Schumacher è stato molto di più di un campione. È stato una figura di rottura che ha trasformato l’automobilismo da spettacolo d’élite a fenomeno di massa.

Con lui finiva l’idea che l’eccellenza non fosse solo un dono, ma il prodotto di autodisciplina, sacrificio e controllo. In questo senso, Schumacher è stato un perfetto figlio e interprete della Germania efficiente orientata alla performance. Con lui, il ruolo del pilota all’interno del team non è più quello di ingranaggio, ma quello di centro attorno a cui ruotano ingegneri, strateghi, sponsor.

E sarà proprio alla Ferrari, dove vince cinque dei suoi sette titoli, che Schumacher diventa il perno di una riorganizzazione generale prima ancora che tecnica. Porta a Maranello una mentalità del lavoro che rompe con l’istinto e il fatalismo, sostituendoli con il metodo e la pianificazione. Si prende una leadership aziendale carismatica che non improvvisa e non affida nulla al caso. Ottimizza al massimo e punta a trasformare ogni successo in un preciso meccanismo replicabile.

Domani sono 12 anni da quel 29 dicembre 2013 che cambia la vita del leggendario pilota e della sua famiglia. Schumi si era ritirato dalle competizioni l’anno precedente, all’età di 44 anni, smettendo di essere un pilota professionista e dedicandosi maggiormente alla famiglia. Continua però a praticare sport come ciclismo, moto e sci. È proprio quest’ultima attività a causargli un incidente che lo porta, ancora oggi, a vivere con una condizione neurologica gravissima, completamente dipendente dall’assistenza.

L’incidente avvenne nella località francese di Méribel, dove Michael Schumacher si trovava per trascorrere le vacanze natalizie con la famiglia e alcuni amici. Schumi, sciatore esperto, conosceva molto bene quelle piste che frequentava da anni. Il gruppo si divise: l’ex pilota decise di affrontare la Chamois, una pista rossa, mentre il figlio e gli altri preferirono un percorso innevato più semplice. I due tracciati erano separati da un tratto non segnalato, e fu proprio in questa zona che avvenne la tragedia.

Schumacher stava sciando a velocità normale, ma gli sci urtarono una roccia nascosta dalla neve, facendolo cadere di testa su un altro masso. L’impatto fu così violento che il casco si ruppe. La scena dell’incidente fu ripresa da una telecamera GoPro fissata addosso allo stesso Schumacher. Schumi stava attraversando un tratto poco impegnativo, utilizzato per passare da una pista all’altra e ricongiungersi con il suo gruppo.

L’ex pilota Ferrari venne immediatamente soccorso e trasportato in elicottero all’ospedale universitario di Grenoble. Da quel momento, le condizioni del pluricampione mondiale restarono poco chiare, a causa del massimo riserbo voluto dalla famiglia. Schumacher, si sapeva, era stato sottoposto a due interventi neurochirurgici e dopo un lento risveglio dal coma era stato trasferito all’ospedale universitario del Vaud, a Losanna, in Svizzera.

Dopo qualche mese, Schumacher fece ritorno a casa, a Gland, un piccolo comune situato tra Ginevra e Losanna. La moglie Corinna fece allestire una clinica privata per la riabilitazione del marito. Per garantire la privacy sulle condizioni di Schumi l’accesso alla residenza fu permesso solo ai familiari, ai medici e ai fisioterapisti, oltre che a pochissimi amici stretti, come Jean Todt, con cui il pilota tedesco aveva condiviso molte delle sue avventure in Formula 1.

A causa della massima riservatezza voluta dalla famiglia, si sa molto poco sulle sue reali condizioni, anche se alcune informazioni sono emerse grazie a fonti vicine ai parenti. Secondo quanto trapelato, il leggendario pilota di Ferrari non sarebbe più in grado di parlare e non potrebbe comunicare verbalmente; inoltre, non sarebbe indipendente in alcuna attività quotidiana. In passato, la famiglia ha dichiarato che Schumacher era in riabilitazione, ma non era più quello di prima.

Nonostante il silenzio che lo circonda, negli ultimi mesi sono emerse alcune indiscrezioni ottimistiche, seppur non confermate ufficialmente. Secondo il giornalista francese Stefan L’Hermitte, ci sarebbero segnali positivi dopo anni di silenzio: sembra infatti che Schumacher abbia autografato un casco per un evento di beneficenza qualche mese fa.

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