Astensionismo solo colpa della politica? Forse c'entra anche il crollo del senso civico
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Astensionismo solo colpa della politica? Forse c'entra anche il crollo del senso civico

Come si può dare colpa ad altri di quel senso mancato di partecipazione, che esercitiamo solo per lamentarci e mai per assumerci responsabilità?

Astensionismo solo colpa della politica? Forse c'entra anche il crollo del senso civico
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Tiziana Buccico Modifica articolo

13 Febbraio 2023 - 21.29


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L’astensione non è colpa solo della politica è anche colpa di un senso civico che non esiste più, il senso del proprio dovere e la consapevolezza dei propri diritti. Ma come si può essere cittadini a metà ? Come si può dare colpa ad altri di quel senso mancato di partecipazione, che esercitiamo solo per lamentarci e mai per assumerci responsabilità, senza capire che facciamo un gran comodo a quella politica che non ci piace. Eleggiamo in pochi, cariche istituzionali, il Parlamento e parliamo di presidenzialismo, ma cosa farfugliate…? 

Chi rappresentano questi politici che con poco consenso decidono le sorti di un Paese? Chi siete voi che rimanete indifferenti verso il proprio Paese, che urlate e protestate senza averne diritto, senza il votare. Questa democrazia è costata vite, è costata a tanti enormi sacrifici, applaudite Benigni quando parla di Costituzione, a teatro o a Sanremo, e poi venite meno ad un vostro dovere. Sono furiosa con la vigliaccheria dell’astensionismo italico.  Oggi per votare ho fatto le capriole, una mattina di corsa per riuscire a votare. Mi accorgo solo alle 11, che ho esaurito i timbri per la tessera elettorale e allora inizio a chiamare per chiedere dove correre senza andare alla sede centrale a Via Petroselli, un incubo il palazzo dell’anagrafe di Roma dove ci si perde solo entrando. 

Alleluja un giovane impegnato in politica mi rassicura vai in Circoscrizione è aperta e rilasciano la tessera al momento, mi scapicollo e arrivo alla fermata dell’autobus , ma niente 913 e niente 990 , alla fermata un signore con auricolari e montone costoso, butta la plastica del suo pacchetto di sigarette per terra, sarei tentata di dirgliene quattro, lo guardo severamente ma niente è troppo impegnato a buttare a pochi metri la cicca che ha fumato, mi trattengo ma giuro che l’odio montava, ma mi concentro sul salire sul 913 strapieno, tutti assiepati davanti alle porte e increduli se gli chiedi permesso per conquistare uno spazio vitale. Mascherina per difendersi nel carro bestiame e giungo a destinazione. 

Entro nell’ufficio e trovo una folla che condivide il mio calvario, tutti con la voglia di votare e sono felice. Scopro che c’è un solo sportello aperto il mitico n.9 , e quindi almeno un’ora in attesa, una vigilessa molto attiva cerca di rispondere alle critiche, alle lamentale etc. Io divento il capo popolo di un gruppo di persone che vuole esercitare un diritto-dovere a poche ore dalla chiusura dei seggi, cerchiamo di condividere le nostre opinioni e regoliamo la fila che oltre ai numeri vede sempre i furbetti farsi largo. 

Mi offro come paladina di una ragazza diciottenne che non ha ricevuto la tessera a casa, ma se la tessera fosse in transito, potrebbero non farle il sostitutivo e così come una sciocca rivoluzionaria le dico “non andare via se non te la danno, tu oggi devi votare, il tuo voto è importante è il primo!” e le racconto la mia emozione la prima volta. 

Sono le 13.10 ho la nuova tessera ed ho perorato la causa della diciottenne allo sportello, devo ritornare di corsa al seggio che non è vicino, ma un amico mi offre un passaggio, una fortuna investire nell’amicizia, è un giovane che crede nella politica e vorrebbe cambiare il mondo e per lui e per i miei figli io farò di tutto perché questo Paese sia sempre una democrazia e un paese libero e straordinario per genio, bellezza e talento. Arrivo al seggio trafelata ma soddisfatta, un deserto, un tristezza, le liste sono attaccate in modo disordinato e illeggibili, tutto sciatto e trascurato, nessuna fila. Prendo la scheda, e devo dire che mi emoziono come ogni volta, scelgo la cabina 1, voto convinta e preparata, imbuco nell’urna ed esco salutando ed augurando buon lavoro a tutti. Vorrei saltare di gioia sono riuscita a votare, mi sento parte di questo Paese, mi sento utile, credo che si possa credere nel voto e mi guardo intorno ma nessuno può capire il mio sentimento. Sarò una sciocca e stupida, un’illusa ma nessuno fermerà mai la mia voglia di essere una cittadina che non si sottrae alle responsabilità e che prova ad esprimere la propria opinione. Ma basta accendere la tv per cadere nello sconforto , un affluenza vergognosa ed imbarazzante, e se posso dire la verità al posto dei vincitori non sarei così felice , sono mezzi presidenti, sono presidenti di chi ? Di poche persone che hanno votato. La colpa è della politica? Inizio a credere che sia del nostro scarso senso civico, del nostro incondizionato difetto di lamentarsi senza assumersi responsabilità, della nostra scarsa coscienza e del disamore per il nostro Paese. Molti hanno creduto nel Vaffa Day, nella ribellione alla politica e si sono trovati a votare su una piattaforma e adesso…?

E diciamola tutta e per fortuna che hanno vinto i sovranisti, quelli che parlano di Nazione, quelli che chiudono i porti per salvare l’Itaglia come la chiama Salvini, infatti non è il mio Paese, il mio si chiama Italia e dai porti faceva partire bastimenti carichi di speranze e di esseri umani. Forse gli stranieri voterebbero, e lo considererebbero un grande regalo visto che in alcuni paesi da cui provengono la democrazia non è proprio una realtà. E allora se domani sento qualcuno che si lamenta gli chiederò se ha votato … e forse potrò dirgli ciò che penso senza sconti.

Una delle punizioni dovute al rifiuto di partecipare alla politica è che finisci con l’essere governato da tuoi inferiori.

(Platone)

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