Harris-Trump: Francesco ridefinisce la difesa della vita oltre l'aborto, migranti inclusi
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Harris-Trump: Francesco ridefinisce la difesa della vita oltre l'aborto, migranti inclusi

Per il papa è emersa indiscutibile la difesa della vita, contro l’aborto e contro l’abbandono al loro destino -di schiavitù o di morte- dei migranti.

Harris-Trump: Francesco ridefinisce la difesa della vita oltre l'aborto, migranti inclusi
Papa Francesco
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Riccardo Cristiano Modifica articolo

14 Settembre 2024 - 17.00


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C’era una volta un discorso ecclesiale molto famoso, si chiamava “valori non negoziabili”. Parlare di “valori non negoziabili” implica che alcuni valori lo siano, quelli prescelti no. Quelli non negoziabili culminavano nel valore di tutti valori, il no all’aborto, manifestazione suprema e indiscutibile, baluardo della difesa della vita. 

Questa priorità portava alla non negoziabilità al riguardo della bioetica, e quindi sostanzialmente su come si nasce e come si muore con o attraverso la scienza. Il resto, cioè come si vive e come si muore durante la vita, non c’era.

Questo discorso ecclesiale è finito con il papato di Francesco. I valori sono tutti non negoziabili, altrimenti non sono valori, la difesa della vita è tale sempre. Questo Francesco lo ha chiarito all’inizio del suo pontificato. Deriva di qui il discorso chiarissimo fatto ancora una volta, ieri, dal papa in risposta a chi gli chiedeva chi voterebbe tra Kamala Harris e Donald Trump. Per il papa non è emerso, come ancora mi sembra che accada per la Conferenza Episcopale degli Stati Uniti, il primato indiscutibile del no all’aborto. Per il papa è emersa indiscutibile la difesa della vita, contro l’aborto e contro l’abbandono al loro destino -di schiavitù o di morte- dei migranti.

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Le parole pronunciate del papa sul volo di rientro da Singapore sono ovunque, e non dovrebbe risultare difficile interpretarle come una correzione della linea seguita dalla Conferenza Episcopale degli Stati Uniti, che nella sua maggioranza è di ogni evidenza pro Trump. Non sono state parole al miele per Kamala Harris, ma sono state una bastonata per Trump.

Si deve considerare infatti che, sebbene Trump sia sostenuto dagli anti-abortisti, lui ufficialmente  non lo è più. La sua posizione ufficiale, avendo considerato che restare schierato per il no assoluto all’aborto gli costerebbe troppi consensi, è cambiata: come ha ribadito anche nel dibattito con la Harris, lui ha scelto la politica delle mani libere: ogni Stato (interno agli Stati Uniti) decida come ritiene. 

Altrettanto può dirsi per la Harris al riguardo degli immigrati. Siccome lei sa che sostenere apertamente i diritti migratori gli costerebbe troppi consensi, ha una linea ferma al riguardo, sebbene sia evidente che a sostenerla sia chi ha un approccio meno rigido rispetto a chi, come Trump,  demonizza i migranti, facendone mangiatori di cani e gatti. La disumanizzazione dell’altro traspare nella condotta contro i migranti, forse al limite dell’autolesionismo, di Trump.

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Francesco ha ribadito che la Chiesa difende la vita, sia difendendo i migranti sia opponendosi all’aborto, sebbene ancora una volta, non notato, non abbia mai detto “dal concepimento”, ma “da quando gli organi sono formati”, cioè quando la vita diviene “umana”, cioè circa un mese dopo il concepimento. Può apparire un dettaglio, ma a mio avviso non lo è. La linea espressa dal papa, e anche questo può essere verificato nel testo ufficiale che si torva ovunque oggi, non parla mai, dico mai, di aborto “dal concepimento”. 

Comunque l’aborto per Francesco è un peccato grave, e su questo ha detto che non bisogna lasciare zone grigie, di dubbio, come lo è abbandonare i migranti, e non lo ha fatto limitandosi a un inciso. Ne ha parlato quanto ha parlato dell’aborto, fornendo esempi circostanziati, ha detto di aver visto le scarpe dei fuggiaschi al confine tra Stati Uniti e Messico, aggiungendo: “Chi non custodisce un migrante commette un peccato anche contro la vita. […] La migrazione era un diritto già nella Sacra Scrittura”. I valori, quindi la difesa della vita tutta intera, non si negoziano. Per la Conferenza Episcopale degli Stati Uniti non mi sembra che le cose stiano proprio così, nei loro documenti è indicata la priorità del no all’aborto, punto e basta. Non ne ho letti recentemente, ma credo sia ancora così. 

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Siccome Francesco è un uomo concreto e la domanda riguardava chi votare tra Harris e Trump, la sua risposta sul punto è stata “ Si deve scegliere il male minore”. Espressione curiosa per un gesuita, loro parlano di “bene maggiore”. Ma è quello che ha detto, e ci sarà un motivo. Questa scelta infatti riguarda un voto importante, potrebbe essere considerata soprattutto dai famosi “latinos”, cioè da quegli elettori, in buona parte cattolici, che originano nelle Americhe del sud. Quello che so è che più chiaro Francesco non poteva essere: i valori, tutti valori, non sono negoziabili. La difesa della vita non ha una sola trincea, quella della bioetica, è tale, sempre. 

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