Anche il compassato ministro delle finanze, Takanari Horino, alla fine, pressato dalle domande dei giornalisti ha dovuto ammetterlo: sì, il sito del suo dicastero e le pagine web di tante altre agenzie governative di Tokio sono state “hackerate”. Esattamente come aveva anticipato la BBC ma come il governo di Tokyo si ostinava a negare. Sono state colpite dal collettivo “anonymous”. I siti web sono stati “bloccati” per diverse ore, prima di essere ripristinati.
La ragione? Lo spiega un messaggio su twitter del collettivo di hacker: recentemente il governo giapponese ha approvato una legge che prevede addirittura il carcere per chi è soprpreso a scaricare materiale protetto da copyright. In alternativa c’è una multa di ventimila dollari. In qualche caso, però, è prevista addirittura la doppia sanzione: multa e due anni di carcere. Il risultato della nuova normativa? Sarà la “condanna di migliaia di cittadini innocenti”, scrivono quelli di Anonymous. Colpevoli solo di voler condividere i loro saperi e la loro cultura.