Bus separati per palestinesi e israeliani: prima la follia poi il ripensamento
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Bus separati per palestinesi e israeliani: prima la follia poi il ripensamento

Il premier israeliano ha ordinato la sospensione immediata dei 'bus segregati' per i manovali palestinesi fra Tel Aviv e a Cisgiordania.

Bus separati per palestinesi e israeliani: prima la follia poi il ripensamento
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20 Maggio 2015 - 17.25


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Dopo il coro di proteste dell’opposizione e una nuova consultazione col ministro della difesa Moshe Yaalon, il premier israeliano Benyamin Netanyahu ha ordinato la sospensione immediata dei ‘bus segregati’ per i manovali palestinesi fra Tel Aviv e a Cisgiordania. Il governo aveva deciso che da oggi migliaia di operai palestinesi impiegati in Israele avrebbero dovuto viaggiare su bus appositi verso quattro valichi militari. Peace Now aveva denunciato: “Qua c’è odore di apartheid”.

Ma come si era arrivati a questa assurda proposta?

“Secondo un progetto pilota di tre mesi, i palestinesi che lavorano in Israele a partire da mercoledì, dovranno tornare a casa passando per lo stesso checkpoint da cui sono entrati e senza usare autobus utilizzati da residenti israeliani”, aveva detto un funzionario governativo. L’ok sarebbe dovuto arrivare dallo stesso ministro della Difesa: “Permetterà di controllare meglio i palestinesi e ridurre i rischi alla sicurezza”, ha detto Yaalon alla radio pubblica israeliana”.

Stava quindi per essere accolta una richiesta mossa da anni dal movimento dei coloni israeliani in Cisgiordania, da tempo impegnati a fare pressioni sul governo di Tel Aviv perché divida gli autobus che corrono da Israele in Cisgiordania.

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Un’ulteriore umiliazione per migliaia di lavoratori, impiegati soprattutto nel settore delle costruzioni, costretti ogni mattina all’alba ad attraversare un checkpoint per lavorare. Costretti a fare file di ore prima di passare i controlli israeliani. Rischiavano di non poter nemmeno prendere l’autobus che preferiscono per tornare a casa. Con la scusa della sicurezza ogni volta si fa un passo verso l’apartheid.

Oggi un palestinese di 41 anni, Omran Omar Abu Dheim, residente nel quartiere di Jabal al Mukabbir a Gerusalemme Est, è stato ucciso dalle pallottole sparate dalla polizia israeliana sul Monte degli Olivi, nella zona di al-Tur.

I testimoni hanno raccontato che i poliziotti avrebbero aperto il fuoco e colpito il conducente dell’auto. La polizia israeliana avrebbe impedito l’arrivo dei soccorsi, lasciando l’uomo a terra. È morto dissanguato poco dopo.

Secondo il portavoce della polizia, Micky Rosenfeld, Abu Dheim è stato colpito perché avrebbe tentato di investire due poliziotti di frontiera. Una versione che i testimoni contestano: stava semplicemente cercando di fare un’inversione a u”.

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Incidente, o atto volontario, come dice la polizia, dietro resta una situazione ormai invivibile per la popolazione palestinese di Gerusalemme Est, prigioniera della propria città. Per fortuna almeno i bus, per ora, non saranno divisi.

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