Ankara, strage di pacifisti: 97 i morti
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Ankara, strage di pacifisti: 97 i morti

Due boati hanno causato numerose vittime nei pressi della stazione ferroviaria, poco prima di una marcia pacifica per chiedere la fine del conflitto con i separatisti del Pkk

Ankara, strage di pacifisti: 97 i morti
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10 Ottobre 2015 - 15.11


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Morti e feriti ad Ankara, capitale della Turchia, dove due violente esplosioni avvenute davanti alla stazione ferroviaria hanno causato numerose vittime. La duplice deflagrazione è avvenuta prima di una marcia pacifica organizzata per protestare contro il conflitto nel sudest della Turchia con i separatisti curdi del Pkk. Secondo le agenzie di stampa turche ci sono almeno 86 morti e 186 feriti, di cui 28 in condizioni molto gravi.

La Turchia è sotto shock per il sanguinoso attacco terroristico nella capitale Ankara. A tre settimane dalle cruciali elezioni politiche, due esplosioni hanno colpito stamani una folla che si stava radunando per partecipare a una manifestazione per la pace, chiedendo la fine del conflitto con il Pkk curdo. Le violente esplosioni sono avvenute intorno alle 10 nei pressi della stazione ferroviaria. Lo stesso ministero l’ha definito un “attacco alla pace e alla democrazia in Turchia”. Indagini sono state avviate per chiarire se sia trattato di un attentato kamikaze, come suggerito da alcuni media e ipotizzato da Kemal Kilicdaroglu, leader del principale partito di opposizione, il socialdemocratico Chp. Il premier turco Ahmet Davutoglu ha subito convocato una riunione d’emergenza sulla sicurezza, mentre i principali leader politici hanno interrotto la loro campagna elettorale per recarsi sul luogo dell’attacco.

La manifestazione per la pace è stata annullata e gli organizzatori hanno chiesto ai partecipanti e a quelli che stavano arrivando da altre città di tornare a casa nel timore di nuovi attentati. “Stiamo assistendo a un enorme massacro. È una continuazione di quelli di Diyarbakir e Suruc”, ha denunciato il leader del partito filo-curdo Hdp, Selahattin Demirtas, riferendosi all’attentato a un suo comizio a Diyarbakir alla vigilia del voto di giugno, in cui morirono 2 persone, e a quello del 20 luglio a Suruc, con 33 attivisti diretti a Kobane uccisi da un kamikaze dell’Isis.


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