“Personalità prepotenti, aggressive e prive di freni inibitori”. Queste le parole usate dal gip di Roma, Mara Mattioli, nel provvedimento con il quale ha disposto misure cautelari per 13 ultras della SS Lazio dopo gli scontri nel giorno della finale di Coppa Italia con l’Atalanta. È stato disposto l’arresto di Ettore Abramo e Aniello Marotta, finiti ai domiciliari, e l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria per altri 11 tifosi biancocelesti.
Per il gip si ritiene “attuale, elevato e concreto il pericolo di reiterazione di reati della medesima specie”. Spiega il giudice che i fatti sono particolarmente gravi anche perché gli ultras hanno utilizzato una precisa strategia “compattandosi nei luoghi presidiati dalle forze dell’ordine, muniti di indumenti per travisarsi, nonché di diversi oggetti contundenti, fumogeni e bombe carta, scagliandosi violentemente contro le forze dell’ordine che stavano presidiando la zona per motivi di sicurezza, incendiando autovetture, dando luogo a una vera e propria guerriglia urbana”.
Ettore Abramo e Aniello Marotta sono due ultras degli “Irriducibili”, entrambi vicini a Fabrizio Piscitelli, ex capo ultras della Lazio, ucciso con un colpo di pistola alla testa il 7 agosto scorso nel parco degli Acquedotti, in zona Tuscolana. Abramo e Marotta sono accusati di aver lanciato all’interno di un’auto della polizia locale di Roma Capitale, dopo aver distrutto il vetro del lunotto posteriore, una torcia accesa che aveva provocato l’incendio dell’auto. Quasi contemporaneamente all’aggressione, un altro gruppo di tifosi laziali attaccava altro personale della polizia locale in abiti civili, ferendo un dirigente. E nel frattempo, un nutrito gruppo di tifosi, tutti con il volto coperto, per non farsi riconoscere, aveva iniziato a lanciare fumogeni, petardi, sassi e bottiglie all’indirizzo dei poliziotti del Reparto Mobile. Una guerriglia durata circa un’ora con diverso personale delle forze dell’ordine impegnato sul campo.