In ricordo di Valeria Solesin: la nostra figlia meravigliosa, cittadina del mondo
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In ricordo di Valeria Solesin: la nostra figlia meravigliosa, cittadina del mondo

I morti sono tutti uguali. Eppure c'è sempre quella persona che lascia un vuoto più grande all'umanità. Valeria è una di queste belle anime.

Valeria Solesin
Valeria Solesin
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Claudia Sarritzu Modifica articolo

8 Settembre 2021 - 12.26


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L’obitorio era vicino alla Senna, i corpi venivano mostrati ai parenti da dietro un vetro.
Ognuno aveva un numero, i più fortunati avevano un nome già dopo poche ore e qualcuno che era andato a cercarli sperando di non trovarli. All’entrata secondaria dell’edificio arrivavano i furgoni grigi. All’interno c’erano altre vittime a cui dare un’identità perduta in mezzo a quella follia.
E ogni volta quei teli venivano spostati c’era un genitore, un fidanzato, un amico, a caso nel mondo che smetteva di respirare, temendo che quella volta lo schiaffo più terribile sarebbe andato a loro.
I morti sono tutti uguali. E’ vero. Eppure non sempre è così, c’è sempre quella persona che lascia un vuoto più grande, e non mi riferisco alla famiglia e agli amici, mi riferisco all’umanità. I morti sono tutti uguali, ma i vivi no. Ed è questo il punto: chi si è stati quando ancora c’era aria nel petto, quando si macinano sogni e nutrono passioni, fa la differenza. Quando si sceglie di vivere anche per gli altri, quando si dà un senso ai propri giorni.
Valeria ha dato un senso ai suoi 28 anni, e non perché fosse particolarmente istruita. Non conta il numero di titoli di studio per farci mancare una persona. Forse conta cosa si è deciso di apprendere, e quale senso si vuole dare a quello che si è conosciuto con tanta passione.
In quelle ore terribili di sei anni fa, dopo gli attentati di Parigi, tutti noi siamo stati vittime, non solo dell’atroce violenza dei terroristi, ma anche dei commenti stupidi e disumani di chi condannava i musulmani in quanto musulmani, come fossero un corpo unico votato al martirio contro noi “poveri” occidentali. Tra i miei contatti di Facebook, che ho deciso di cancellare, tantissimi erano laureati e avevano studiato all’estero, c’era tanta scuola quanto odio nelle loro parole di pietra, al punto da chiedermi che senso ha l’istruzione se riesce a partorire tali mostri? Per questo, ripeto: che non tutte le vite sono uguali e non sono i dottorati a rendere una ragazza “meravigliosa”.
Lo disse sua madre: “la mia era una figlia meravigliosa”. E lo era davvero Valeria, lo era per quello che aveva scelto di fare ogni giorno. Amava le persone, non ne aveva paura e voleva conoscerle, per questo si era laureata in sociologia. Amava la libertà e stava compiendo alla Sorbona degli studi di ricerca sul ruolo della donna nella nostra società, si era concentrata sul come ci destreggiamo con difficoltà tra lavoro e famiglia. Era una volontaria di Emergency e da quando stava a Parigi il suo impegno sociale si era concentrato sui clochard.
Valeria era emigrata dall’Italia, qui nessuno aveva mostrato vero interesse per la sua bella testa. Un’altra figlia in fuga dall’indifferenza di un Paese che esporta ogni anno migliaia e migliaia di energie positive.
A noi in eredità ha lasciato alcuni dei suoi scatti, con la sua faccia pulita, luminosa, limpida. Aveva il sorriso di chi sa che il mondo in cui viviamo è difficile, duro, crudele, ma non per questo si era lasciata intrappolare dall’intolleranza, dalla diffidenza, dall’egoismo.
E’ caduta vivendo nei suoi e nostri valori, in un venerdì sera di riposo, distrazione e gioia, ascoltando musica, nutrendo la sua anima di note e amicizia. Era al fronte senza saperlo, i suoi nemici volevano uccidere proprio donne come Valeria, libere, felici, istruite, artefici del proprio destino. A noi, che siamo rimasti, spetta non dimenticare il motivo per cui questi ragazzi e queste ragazze sono cadute, dobbiamo continuare a vivere, a viaggiare, a conoscere come faceva Valeria. Ecco: conoscere. La strada maestra per sconfiggere l’intolleranza.
Il 13 novembre del 2015 è morta una folta rappresentanza della meglio gioventù dell’umanità, dobbiamo per loro, continuare a difendere la nostra idea di pace, che era la stessa idea di Valeria, uniti nell’umanità, lontani dai pregiudizi, senza muri.
Tutti i morti sono uguali, ma quelli come Valeria ci mancheranno di più.
Oggi inizia il processo per la strage al Bataclan.
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