Lettera da Varsavia: la guerra in Ucraina e un incubo che riemerge
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Lettera da Varsavia: la guerra in Ucraina e un incubo che riemerge

Una lettera-testimonianza che dà conto del turbinio di emozioni, inquietudini, dolore e attesa che quel Paese che ha conosciuto il tallone nazista prima e il dominio sovietico poi.

Lettera da Varsavia: la guerra in Ucraina e un incubo che riemerge
Varsavia nel 1939
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22 Marzo 2022 - 14.17


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Lettera da Varsavia. Dove gli incubi del passato si fanno presente. Una lettera-testimonianza che dà conto del turbinio di emozioni, inquietudini, dolore e attesa che quel Paese che ha conosciuto il tallone nazista prima e il dominio sovietico poi, vive oggi, di fonte ad una guerra che ormai lambisce i confini nazionali.

Paura a Varsavia

Marta Szulkin è una biologa evolutiva urbana e professore associato di biologia all’Università di Varsavia. Ha conseguito un dottorato di ricerca in Zoologia presso l’Università di Oxford e si è ritrasferita nel suo paese d’origine, la Polonia, per avviare il Wild Urban Evolution & Ecology Lab all’Università di Varsavia nel 2015. E’ lei a scrivere, su Haaretz, la lettera che racchiude oggi la psicologia di una nazione.

Scrive Szulkin: “Dimmi, sono pazza a pensare che dovremmo iniziare a pianificare la nostra evacuazione? Questa è la domanda che ho fatto al mio amico la settimana scorsa, un sopravvissuto all’Olocausto di terza generazione che vive a Varsavia, in Polonia, come me.

Sai, ha risposto, gli ebrei pessimisti sono finiti a Hollywood, gli ebrei ottimisti – ad Auschwitz.

All’epoca, eravamo a tre giorni dalla brutale invasione dell’Ucraina da parte dell’esercito russo. Da allora, ho sentito sia la domanda che la risposta nelle conversazioni ancora e ancora, da più fonti. Chiaramente non ero solo in questa linea di pensiero. Sto guardando la storia dipanarsi davanti ai miei occhi mentre cerco di dare un senso a questo nuovo paesaggio storico. Sta già trasformando la mia comprensione dell’eredità storica ed è chiaro quanto profondamente permeerà la mia vita, quella dei miei figli e dei cittadini polacchi ed europei da questo punto in poi.

Guardo la disperazione e il dolore al telegiornale e ascolto i racconti dei colleghi ucraini sui rifugi antiatomici con WiFi ma senza riscaldamento, sulle code alle frontiere e sulla fuga dalle città solo con uno zaino e un animale domestico in braccio.

Nel corso di pochi giorni, non riesco ancora a dare un senso a come improvvisamente la mia visione dell’evoluzione lineare verso il progresso e la prosperità sia stata sostituita da quella dell’intrappolamento storico, un costante reset verso conflitti brutali, così spesso giocati nell’Europa centrale, divisa tra Est e Ovest nel corso dei secoli. Storie che non avrei mai pensato potessero fare un tale ritorno nel ventunesimo secolo. Dall’inizio dell’invasione, quasi due milioni di rifugiati ucraini hanno attraversato il solo confine polacco. Anche se esausti dal conflitto politico che ha fratturato la nostra società negli ultimi sei anni, i polacchi si sono mobilitati in modo impressionante per aiutare in qualsiasi modo possibile – ospitando i rifugiati a casa, offrendo il trasporto dal confine alle città, inviando cibo ai confini e alle stazioni ferroviarie – e all’Ucraina stessa, donando cibo e forniture mediche, caschi e giubbotti antiproiettile.

Ma mentre guardiamo il conflitto che si dipana così vicino ai nostri confini, la paura aumenta. La maggior parte dei millennial ha vissuto con abbastanza poca apprensione nei confronti della Russia, in contrasto con la vecchia generazione, che ci ha sempre messo in guardia dall’autocompiacimento verso questa forza militare ed economica così particolare. Noi, una generazione più giovane, salutavamo i commenti degli anziani. Mentre il capitale sociale e la fiducia nel sistema non sono mai stati il punto forte delle nazioni dell’Europa dell’Est, noi volevamo andare avanti, costruire carriere e affrontare il futuro con fiducia e speranza. Credevamo che il nostro duro lavoro ci avrebbe permesso di plasmare un futuro sicuro in cambio. In sole tre settimane, una parte considerevole di quell’ottimismo millenario è evaporata. Poiché Putin sta portando avanti il suo piano peculiare e mortale, è molto difficile discutere il futuro dell’Ucraina o dei suoi vicini in un quadro pragmatico e geopolitico. Le azioni di Putin sono per molti versi imprevedibili, il che è una sfortuna perché ha sia la volontà che i mezzi per fare qualsiasi cosa si metta in testa.

A livello umano, questo si è tradotto in un grande cambiamento di pensiero: stiamo cercando di fare tutto il possibile per sostenere l’Ucraina, ma siamo anche consapevoli che questa guerra può innescare ripercussioni nella vita reale anche per noi.

Di conseguenza, la benzina sta finendo nelle stazioni di servizio, dato che troppi di noi volevano avere un serbatoio pieno “just in case”. I bancomat sono regolarmente senza soldi, mentre la nostra moneta si sta riprendendo solo lentamente dopo il crollo iniziale provocato dall’invasione russa. Da allora, le candele stanno scomparendo dalle cartolerie. Lo iodio, che è stato bevuto da tutti i bambini in Polonia quando Chernobyl è esplosa nel 1986 per proteggerli dalle radiazioni, è stato venduto da tutte le farmacie in un raggio di 20 km da Varsavia. Il farmacista con cui ho discusso di questo è scoppiato e ha detto Le centrali nucleari esploderanno comunque e lo iodio non ci aiuterà. Questo può accadere o meno, ma le sue emozioni, la sua valutazione della situazione, erano certamente abbastanza reali.

È impossibile prevedere quanto ancora si deteriorerà la situazione in Ucraina. Ma una cosa è chiara: tutto lo sforzo dedicato a rompere il trauma di guerra transgenerazionale vissuto da così tante famiglie in Polonia sta ora riemergendo. Una nuova generazione di bambini sta costruendo carri armati con scatole di cartone e portando pacchi di cibo ai punti di raccolta umanitari. Ci stiamo preparando per quello che deve ancora arrivare”.

La struggente lettera finisce qui.

La macabra risposta di Mosca

La Polonia, “il nostro Paese europeo preferito”. Il vice Presidente del Consiglio di sicurezza nazionale russo, l’ex Presidente ed ex Premier Dmitry Medvedev, firma un articolo, in russo, polacco e inglese, in cui inizia paragonando la recente missione a Kiev del Premier polacco, Mateusz Morawiecki, con i premier di Repubblica ceca e Slovenia, “al viaggio di Lenin sul vagone piombato pagato dai tedeschi”. E prosegue ironizzando, sottointendendo, di fatto minacciando, per concludere che i polacchi da soli si ribelleranno alle elite russofobe a Varsavia per “fare la scelta giusta” che è quella di riavvicinarsi alla Russia. Niente si frapponeva al miglioramento delle nostre relazioni, tuttavia le élite politiche guidate dal Pis controllate dai loro padroni americani hanno fatto il possibile per bloccarne lo sviluppo naturale”. “Le sanzioni -scrive ancora Medvedev- hanno già gravemente danneggiato l’economia della Polonia. E ora le cose peggioreranno. Al momento, per le èlite polacche vassalle è più importante il giuramento al loro signore, gli Stati Uniti che sostenere i loro propri cittadini che è il motivo per cui mantengono viva la fiamma dell’odio contro il loro nemico, la Russia”. Ma “prima o poi i polacchi capiranno che l’odio per la Russia non aiuta a unire la loro società e non promuove la pace e il benessere. E viceversa, che la partnership economica con il nostro paese è positiva per i polacchi, le relazioni umane sono insostituibili e gli scambi culturali fra le patrie di Pushkin e Mickiewicz, Tchaikovsky e Chopin, Lomonosov e Copernico, cruciali”, aggiunge. La Polonia è per Medvedev colpevole di russofobia “nel nome della quale sono sacrificati gli interessi dei polacchi”. “Quando si tratta della Russia, la Polonia inizia letteralmente a contorcersi dal dolore per l’arto fantasma”. “La propaganda polacca è la peggiore, la più volgare e stridula critica della Russia. E’ una comunità di imbecilli politici”. E ancora: “si immaginano di cancellare perfino la Seconda guerra mondiale. Prima di tutto, vogliono dimenticare i soldati sovietici che hanno sconfitto il fascismo, mandato via gli occupanti dalle città polacche ed evitare che facessero saltare in aria Cracovia”. “Ora si riscrive la storia, si distruggono i monumenti. E l’occupazione fascista viene equiparata a quella sovietica. E’ difficile inventare una retorica più disgustosa, ma i polacchi ci sono riusciti”, conclude quindi Medvedev, considerato un tempo esponente russo modernizzatore e pragmatico.

Biden va ad Est

Il presidente americano Joe Biden si recherà in visita in Polonia il 25 marzo, dopo aver partecipato a Bruxelles al vertice della Nato e al Consiglio europeo sull’Ucraina. Lo riferisce in un comunicato la Casa Bianca.

A Varsavia Biden avrà un incontro bilaterale con il presidente polacco Andrej Duda.  “Questa settimana – si legge nella nota della portavoce della Casa Bianca, Jen Psaki – il presidente Biden si recherà in Polonia dopo i suoi incontri a Bruxelles, in Belgio, con i nostri alleati della Nato, i leader del G7 e i leader dell’Unione europea per discutere gli sforzi internazionali a sostegno dell’Ucraina e imporre costi alti e senza precedenti alla Russia per la sua invasione”. Venerdì 25 marzo Biden si recherà a Varsavia, in Polonia, dove terrà un incontro bilaterale con il presidente Andrzej Duda. “Il presidente – si spiega nel comunicato – discuterà di come gli Stati Uniti, insieme ai nostri alleati e partner, stanno rispondendo alla crisi umanitaria e dei diritti umani creata dalla guerra ingiustificata e non provocata della Russia contro l’Ucraina”. 

La partenza di Biden per l’Europa è prevista il 23, il 24 sarà a Bruxelles e il 25 e il 26 in Polonia.

Nel frattempo, all’aeroporto internazionale di Rzeszow-Jasionka, in Polonia, a ottanta chilometri dal confine con l’Ucraina, è stato installato il sistema missilistico americano Patriot. A mostrare le immagini è il Daily Mail: il sistema di difesa terra-aria è stato posizionato dopo che una flotta di aerei della US Air Force è arrivata dalla base di Ramstein, in Germania. L’EUCOM, il corpo militare statunitense per l’Europa con quartier generale a Stoccarda, ha dichiarato martedì scorso che avrebbe installato i Patriot in Polonia come «dispiegamento difensivo» sulla scia dell’invasione dell’Ucraina da parte delle forze russe.

Chiamata alle armi

Il presidente polacco Andrzej Duda ha firmato la legge ‘sulla difesa della patria’ che prevede di raddoppiare il numero delle forze armate del Paese a 300.000 e di aumentare la spesa per la difesa al 3% del Pil nel 2023. Lo riporta Ukrinform. Jaroslav Kaczynski, vice primo ministro per gli Affari della Sicurezza e leader del Partito per la legge e la giustizia (PiS) ha affermato che la legge ha creato le basi per costruire un esercito polacco in grado di respingere aggressioni.

“Questa guerra riveste un’importanza esistenziale per l’Ucraina, ma è importante anche per l’Europa e il mondo: segna l’inizio di un nuovo periodo molto brutto, in cui la sicurezza, che e’ importante per ogni Paese, diventa assolutamente dominante” ha detto Kaczynski, sottolineando che ciò che si sta attualmente osservando in Ucraina “potrebbe accadere anche in Polonia”. Pertanto, devono essere compiuti sforzi per rafforzare il più possibile l’esercito polacco. A sua volta, il presidente Duda ha spiegato che, in base alla legge adottata, l’esercito professionale polacco deve essere composto da almeno 250 mila militari e le forze di difesa territoriale da almeno 50 mila. La Polonia intende presentare una proposta al vertice Nato del 24 marzo a Bruxelles per una missione di mantenimento della pace in Ucraina. Lo ha annunciato il primo ministro Mateusz Morawiecki in conferenza stampa a Varsavia. Parlando con i giornalisti, Morawiecki ha detto che “al prossimo vertice della Nato, la proposta per una missione di pace in Ucraina sarà formalmente presentata”. Alla domanda se pensa che vis sia consenso fra i membri della Nato per una simile proposta, Morawiecki ha risposto che “la Polonia è molto attiva in questo forum, sia nella Nato che nella Ue e siamo noi che li esortiamo a compiere i passi successivi”.

L’ambasciatore polacco in Usa ha chiarito che la proposta del governo di Varsavia di una missione di mantenimento della pace in Ucraina che coinvolga le forze militari della Nato non intende scatenare un conflitto diretto con la Russia. Il piano, proposto alla vigilia del vertice della Nato, è “comprensibilmente un concetto preliminare” e il diplomatico non ha parlato – intervistato dalla Cnn – di tempistiche. «Credo che dobbiamo esplorare ogni opzione e ogni via per fermare questa aggressione e questa guerra non provocata il più rapidamente possibile, ovviamente senza coinvolgere la Russia in uno scontro militare diretto, perché non è questo l’intento», ha detto Marek Magierowski. L’ambasciatore ha riconosciuto che le forze di pace possono essere attaccate in una zona di guerra ma “comunque”, ha sottolineato, “è una proposta che dovrebbe essere discussa”. “Non stiamo parlando di una possibile escalation e di un coinvolgimento delle truppe della Nato in Ucraina”, ma bisogna valutare tutte le opzioni possibili, “non importa quanto radicali appaiano”.

La proposta è stata bollata come “demagogica” dalla Russia e non piace neppure agli Stati Uniti, che hanno già bocciato la no-fly zone sul cielo ucraino e temono un’ulteriore escalation del conflitto. L’ambasciatrice Usa alle Nazioni Unite, Linda Thomas-Greenfiel, ha escluso qualsiasi partecipazione militare statunitense a un’ipotetica missione di mantenimento della pace della Nato in Ucraina e ha anche aggiunto che al momento una missione del presidente Usa, Joe Biden, a Kiev, a margine del suo viaggio giovedì a Bruxelles, non è “sul tavolo”. “Il presidente è stato molto chiaro sul fatto che non schiereremo truppe americane in Ucraina”, ha ribadito la diplomatica. “Non vogliamo che si degeneri in una guerra con gli Stati Uniti”.

Emergenza rifugiati

L’Unhcr, l’Agenzia Onu per i Rifugiati, ha riconosciuto nei giorni scorsi l’enorme sostegno delle autorità polacche e della società civile alle persone costrette a fuggire dall’Ucraina, dopo che il numero di arrivi ha superato la soglia dei due milioni in tre settimane.

“C’è stato un enorme sforzo da parte della società civile, delle comunità locali, dei comuni e del governo della Polonia nel ricevere e ospitare i nuovi arrivati”, afferma Christine Goyer, Rappresentante dell’Unhcr in Polonia. “Ciò che è importante ora è che la comunità internazionale si faccia avanti per aiutare a fornire un sostegno più duraturo, mentre l’accesso alla protezione e all’asilo è garantito e mantenuto per tutte le persone che cercano sicurezza ai confini della Polonia”. “Siamo pienamente consapevoli delle tensioni che questa enorme operazione di accoglienza sta creando in Polonia, ed è per questo che siamo pronti a lavorare mano nella mano con le autorità locali, i comuni e la società civile fino a quando sarà necessario”, rimarca Goyer.

Le autorità polacche hanno avvertito che molte parti del paese sono vicine al limite della capacità di accogliere molti più rifugiati. Tra i due milioni di persone che sono entrate in Polonia dall’Ucraina, alcune si sono spostate in altri paesi dell’UE, anche se si ritiene che la maggioranza sia ancora in Polonia. Il numero complessivo dei rifugiati che hanno lasciato l’Ucraina dal 24 febbraio 2022 verso i paesi vicini è stimato in oltre 3,2 milioni. E l’esodo forzato continua.

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