di Beatrice Sarzi Amade
L’estrema destra filorussa ha paura di non riuscire ad avere la maggioranza e moltiplica gli attacchi alla diga repubblicana, con la complicità attiva dei media di Bolloré.
Ad esempio, provocano un sondaggio Opinionway, un’azienda nota per le sue pratiche senza scrupoli di rigore scientifico e per i suoi succosi contratti con le organizzazioni politiche, compreso il governo del tempo in cui il teorico di estrema destra Buisson aveva gli occhi verso l’Eliseo. Mancanza di rigore, ad esempio, nel fatto che gli intervistati vengono assunti solo via Internet, il che elimina alcune categorie di popolazione e ne favorisce altre, ad esempio.
Secondo questo sondaggio, oltre il 50% dei francesi definirebbe questo blocco antidemocratico. Ovviamente, pubblicato dai media mainstream alla vigilia delle elezioni, ha tentato di screditare il processo. Tranne quello che è antidemocratico, seppur costituzionale, è la modalità di voto a maggioranza, che favorisce i partiti arrivati in cima, anche quando non rappresentano la maggioranza degli elettori. Se il 30% dei francesi che vota RN significa che il 70% dei francesi non votano RN. Che, se lo estendiamo a tutti i francesi iscritti nelle liste elettorali, allora rappresenta meno di un elettore su 5 che ha votato RN. E le chiavi del paese dovrebbero essere consegnate a questa banda di braccia rotte sostenute dalla peggiore dittatura del secolo?
Il 2° turno, oggi, ridistribuisce le carte, ed è proprio il gioco della politica e della democrazia a far emergere chi raccoglie un ampio consenso.
Ho ascoltato molti dibattiti negli ultimi giorni, tra cui chi è stata la migliore vittoria contro il RN, moderati o estremisti? Tutti hanno argomenti che fanno riflettere, ma io ne ho letti pochi con un quadro più grande, tutti rimasti ovviamente convinti di avere ragione, senza mai mettersi in discussione. Tuttavia, l’ascesa della RN è il risultato di molteplici fattori, alcuni economici, altri no, esempio:
– Il ruolo dei media privati filofascisti
– I problemi economici dei più poveri
– Il rifiuto delle élite percepite come arroganti (di destra o di sinistra)
– La paura che ispira l’islamismo
– La paura che ispira il wokismo (qualunque sia il termine usato per descrivere questo movimento).
– Le misure restrittive imposte dall’ecologia. Contro le macchine in particolare
– Il lavoro di entrismo fatto da Mosca in ambienti anti-vax e più in generale new age, medicina alternativa etc.
– Il sostegno attivo di Mosca a tutti i tipi di società dove si possa destabilizzare.
Ovviamente è chiaro che non esiste una sola spiegazione e voler accusare qualsiasi partito o movimento, qualunque esso sia, di essere responsabile, sarebbe un grave errore. Trascurare il fattore umano in una visione marxista per spiegare tutto dell’economia è un’altra fonte di errore.
E poi ripensando all’Iran e al suo nuovo Presidente (che era già ministro, ma di governo riformista), vorrei ricordare alcune cose.
A differenza di Mosca, ove una vittoria di Trump porterebbe a risoluzioni pessime, Teheran preferirebbe chiaramente tenere Biden (o qualsiasi democratico), più incline a negoziare con i mullah, piuttosto che rivedere Trump per un altro giro. Questo è un vero disaccordo con Mosca.
Da notare che Biden ha due cose in comune con i mullah:
ha più di 80 anni e crede in Dio.
Si ritirerà solo se un segno divino gli dà l’ordine. Quindi diversi ricchi donatori di Hollywood gli hanno fatto sapere che stavano riservando i loro soldi per qualsiasi altro candidato democratico.
Da parte sua, anche Khamenei non è nella forma migliore e c’è una vera opportunità. Una finestra di fuoco, come si suol dire, visto che il successore designato è morto inaspettatamente.
Non credo che il nuovo presidente possa cambiare molto le cose in Iran, se non indirettamente. Eliminano lo Chador per le donne, che oggi è d’obbligo ma solo in alcuni luoghi, che era il suo asse principale della campagna.
Sono sempre crollati i regimi che si sono rifiutati di reprimere.
Non quelli che non hanno esitato di massacrare chi non osservava le regole. Tranne interventi esterni, come Gheddafi, che è l’eccezione che conferma la regola, perché non abbiamo lasciato che i libici se la cavassero da soli. Da Luigi XVI a Gorbaciov a Nicola II, o Baby Doc, la lista dei dittatori debonair caduti dopo aver abbassato la guardia è molto più fornita del contrario.
E ora attendiamo
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