Donald Trump ha lasciato intendere che potrebbe ritirare il sostegno all’Ucraina, mentre intensificava le critiche rivolte all’Europa, definendola “debole” e “in declino” e sostenendo che si stesse “distruggendo” a causa dell’immigrazione.
In un’intervista a Politico, spesso divagante e talvolta incoerente, di cui martedì è stata pubblicata la trascrizione, il presidente degli Stati Uniti ha faticato a citare altre città ucraine oltre a Kyiv, ha distorto alcuni aspetti dell’andamento della guerra e ha riproposto tesi dell’estrema destra sull’immigrazione europea, riecheggiando la teoria cospirativa della “sostituzione etnica”.
Trump ha invitato il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyj ad accettare la sua proposta di cedere territorio alla Russia, sostenendo che Mosca mantiene “il vantaggio” e che il governo ucraino deve “collaborare”.
Nel corso dell’intervista, caratterizzata da continue divagazioni, Trump è passato da un argomento all’altro, riprendendo rancori e teorie complottiste già note. Ha inoltre evitato per più volte di escludere l’invio di truppe statunitensi in Venezuela nell’ambito del suo tentativo di rovesciare il presidente Nicolás Maduro.
“Non voglio escludere né confermare nulla. Non ne parlo”, ha detto, aggiungendo che non intende discutere di strategia militare.
Trump è tornato più volte a descrivere quelli che a suo dire sono i problemi dell’Europa in termini esplicitamente razziali, definendo alcuni leader europei non identificati “molto stupidi”.
“Se continua così, in molti di quei Paesi — a mio avviso — non sarà più possibile parlare di nazioni vitali. La loro politica migratoria è un disastro. Quello che stanno facendo con l’immigrazione è un disastro. Anche noi ci stavamo avvicinando a un disastro, ma io sono riuscito a fermarlo”.
L’intervista è arrivata pochi giorni dopo la diffusione della nuova strategia di sicurezza nazionale degli Stati Uniti, secondo cui l’Europa rischierebbe una “cancellazione civilizzazionale” a causa delle migrazioni di massa, un documento che mostrava anche un sostegno implicito ai partiti dell’estrema destra europea.
Lunedì, il presidente del Consiglio europeo, António Costa, ha criticato il segnale che Washington potrebbe appoggiare i movimenti nazionalisti europei, definendolo inaccettabile: “Non possiamo accettare la minaccia di interferenze nella politica europea”.
Parlando dei cambiamenti che, a suo dire, stanno avvenendo in grandi città europee come Londra e Parigi, Trump ha chiarito che il problema, dal suo punto di vista, è che queste città sarebbero diventate “meno bianche”. Ha tornato ad attaccare Sadiq Khan, il primo sindaco musulmano di Londra.
“Se guardate Parigi, è un posto molto diverso. Amavo Parigi, ora è molto diversa. Se guardate Londra: avete un sindaco che si chiama Khan. È un pessimo sindaco, incompetente, orribile, disgustoso. Ha fatto un lavoro terribile. Londra è cambiata. Io la amo, e odio vedere quello che sta succedendo. Le mie radici sono in Europa, come sapete.”
“Nel continente stanno arrivando persone da ogni parte del mondo. Non solo dal Medio Oriente: dal Congo arrivano numeri enormi. E, ancora peggio, arriverebbero anche detenuti provenienti dalle carceri congolesi e di molti altri Paesi.”
Alla domanda se la traiettoria dei Paesi europei possa portarli a non essere più alleati degli Stati Uniti, Trump ha risposto: “Dipende. Cambieranno la loro ideologia, ovviamente, perché le persone che arrivano hanno un’ideologia completamente diversa. Ma diventeranno molto più deboli. Saranno più deboli, e molto diverse”.
Pur negando di avere una visione specifica per l’Europa, Trump ha ammesso di aver “sostenuto persone che molti europei non amano”, tra cui il premier ungherese Viktor Orbán.
“Io non ho una visione per l’Europa. Voglio solo vedere un’Europa forte. Ho una visione per gli Stati Uniti: è ‘Make America Great Again’. Sono una persona molto intelligente, ho occhi, orecchie, conoscenze. Ho conoscenze vaste. Vedo cosa sta succedendo, ricevo rapporti che voi non vedrete mai. E credo che quello che sta accadendo in Europa sia terribile.”
Argomenti: donald trump