Raid Usa contro gli Houthi dello Yemen: tensione tra Biden e democratici al Congresso
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Raid Usa contro gli Houthi dello Yemen: tensione tra Biden e democratici al Congresso

Si alza la tensione tra Joe Biden e i democratici al Congresso dopo il raid ordinato giovedì dal presidente americano contro i ribelli Houthi dello Yemen al quale ne sono seguiti almeno altri due.

Raid Usa contro gli Houthi dello Yemen: tensione tra  Biden e democratici al Congresso
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14 Gennaio 2024 - 01.32


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Si alza la tensione tra Joe Biden e i democratici al Congresso dopo il raid ordinato giovedì dal presidente americano contro i ribelli Houthi dello Yemen al quale ne sono seguiti almeno altri due.

Alcuni deputati del suo partito, ma anche qualche repubblicano, hanno accusato il commander in chief di aver violato la Costituzione senza chiedere prima l’autorizzazione di Capitol Hill, mentre Biden difende la sua scelta e annuncia di aver mandato un avvertimento all’Iran sul rischio di escalation del conflitto in Medio Oriente.

«Chi ritiene che io abbia dovuto chiedere il permesso al Congresso prima di ordinare l’attacco sbaglia», ha risposto secco il presidente alla pioggia di critiche dei dem. Per la deputata Pramila Jayapal, democratica di Washington e presidente del Progressive Caucus, si è trattatto di «una violazione inaccettabile dell’articolo 1» della Carta, mentre il dem del Wisconsin Mark Pocan ha rivolto un appello a Biden a «coinvolgere il Congresso prima di procedere con nuovi raid». «Gli Stati Uniti non possono rischiare di restare impelagati in un altro conflitto decennale senza l’autorizzazione di Capitol Hill».

La questione se al commander in chief serva o meno il via libera di deputati e senatori è lunga e complessa. Da una parte l’articolo 1 della Costituzione stabilisce che sia il Congresso ad autorizzare la guerra, e non il presidente, uno dei «pesi e contrappesi» che sono un segno distintivo del sistema politico americano. Dall’altra l’articolo 2 stabilisce che l’inquilino della Casa Bianca è il capo delle forze armate e può decidere operazioni militari a scopi difensivi senza alcuna autorizzazione. Il punto è quindi se gli attacchi contro i ribelli sostenuti dall’Iran siano stati una «risposta» ai loro nel Mar Rosso, in Iraq e Siria – come sostengono Biden e chi lo difende – oppure un’aggressione vera e propria da parte Usa. L’uso della forza da parte di un presidente è regolamentato anche dalla War Powers Resolution, approvata dal Congresso nel 1973 all’indomani della guerra del Vietnam. Essa prevede che le azioni militari lanciate senza una dichiarazione di guerra o una specifica autorità legale siano interrotte entro 60 giorni e che entro 48 ore il presidente faccia rapporto a deputati e senatori sulle cause e le circostanze del raid.

In passato ci sono stati casi simili a questo. Nel 2020, l’allora presidente Donald Trump ordinò l’attacco che uccise il comandante militare iraniano Qassem Soleimani all’aeroporto di Baghdad senza informare il Congresso. Dop quel caso deputati e senatori proposero una risoluzione per arginare i poteri militari del commander in chief sulla quale però proprio il presidente mise il veto. Prima ancora, nel 2011, l’allora inquilino della Casa Bianca Barack Obama decise di attaccare la Libia di Muammar Gheddafi senza l’autorizzazione di Capitol Hill. Una mossa che anni dopo egli definì l’errore più grave della sua presidenza visto il caos che si creò e persiste tuttora nel Paese nordafricano.

Secondo gli analisti, la controversia tra il presidente e Capitol Hill sarà condizionata da quello che accade sul terreno. Se Biden d’ora in avanti terrà il Congresso informato delle operazioni militari e riuscirà nell’intento di evitare l’allargamento del conflitto le ripercussioni su di lui e sulla politica Usa saranno più lievi. A questo fine, il presidente ha annunciato di aver mandato un messaggio «privato» all’Iran sugli attacchi degli Houthi. «Siamo pronti e ben preparati», ha dichiarato il presidente prima di partire per Camp David. D’altra parte, Biden ha voluto rassicurare che gli Stati Uniti «non sono» in guerra con l’Iran”, ma soprattutto che Teheran «non vuole una guerra» con gli Usa. 

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