Così Israele prepara la rappresaglia contro l'Iran
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Così Israele prepara la rappresaglia contro l'Iran

Il lato tristemente comico della tragedia della guerra in Medio Oriente, è che quasi sempre a parlarne nei mefitici talkshow televisivi, sono strateghi da operetta che una guerra non l’hanno vista né raccontata

Così Israele prepara la rappresaglia contro l'Iran
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24 Ottobre 2024 - 18.57


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Il lato tristemente comico della tragedia della guerra in Medio Oriente, è che quasi sempre a parlarne nei mefitici talkshow televisivi, sono strateghi da operetta che una guerra non l’hanno vista né raccontata, non diciamo condotta, neanche in cartolina. Tuttologi del nulla spacciati per analisti militari.

Globalist anche in questo si discosta dal coro e lascia la parola, e l’analisi, a due che di strategie militari ne masticano eccome.

Partiamo da Pietro Batacchi, direttore di RID (Rivista Italiana Difesa). 

L’oggetto è la più volte annunciata rappresaglia israeliana contro l’Iran.

Osserva Batacchi: “Nel tanto annunciato, e atteso, attacco all’Iran, Israele non impiegherà solo i suoi caccia con bombe guidate, bunker buster e missili standoff, ma anche armi per così dire segrete, o delle quali finora si sa pochissimo.

Intanto, c’è da attendersi che l’attacco comprenda anche una componete rilevante cyber o, per meglio dire, CEMA (Cyber Electro Magnetic Activities). Israele, del resto, è stato il primo Paese a “mixare” cyber ed EW con l’attacco al reattore nucleare siriano di Al Kibar il 6 settembre 2007 (reattore di design nordcoreano, replica di quello di Nyoongbyon). In quell’occasione gli Israeliani “entrarono” nella rete radar siriana, attraverso le comunicazioni RF, e la “inquinarono” con false informazioni. In caso di attacco all’Iran si potrebbe, pertanto, assistere ad una ripetizione di questa tipologia di azione, su più larga scala e con una maturazione tecnologica evidentemente superiore, grazie anche all’uso dell’AI che aiuterebbe, e non poco, a individuare le vulnerabilità e i “buchi” della rete C2 e antiaerea di Teheran.

Poi, Israele potrebbe mettere in campo pure armi che non abbiamo mai visto, come i missili balistici lanciabili da terra classe JERICHO II e JERICHO III. I primi sono missili bistadio a propellente solido a medio raggio, con una portata attorno ai 1.500 km, equipaggiabili con una testata convenzionale da 1-1,5 t o con una testata nucleare. I JERICHO III sono, invece, missili balistici a raggio cosiddetto intermedio, presumibilmente tristadio, con una portata attorno ai 5.000 km. Anche in questo caso è possibile utilizzare sia una testata convenzionale, sempre nella classe 1-1,5 t, o nucleare. Secondo alcune fonti i JERICHO III sarebbero in realtà missili a testata multipla, 2-3 testate montate su veicoli di rientro (MIRV).

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Sempre in tema di missili balistici, ricordiamo anche che l’Aeronautica Israeliana avrebbe già impiegato nella rappresaglia all’attacco iraniano dello scorso aprile, missili balistici aero-lanciati ROCKS/BLUE SPARROW.

Ma Israele potrebbe giocare anche la carta dei suoi… “delfini”, ovvero i sottomarini classe DOLPHIN e DOLPHIN II. In entrambi i casi i battelli, oltre che con i classici 6 tubi da 533 mm per il lancio dei siluri pesanti, sono equipaggiati con 4 più grossi tubi da 650 mm, utilizzabili sia come mezzo di rilascio per gli incursori sia per il lancio di missili da crociera per l’attacco ad obbiettivi terrestri. Pur non essendo mai stato ufficialmente confermato, è noto che Israele abbia adottato su questi sottomarini i TURBO POPEYE, missili da crociera con una portata di oltre 1.500 km e la possibilità di adottare una testata convenzionale o una nucleare. Inoltre, il terzo DOLPHIN II, INS DRAKON, che dovrebbe entrare in servizio a breve (posto che non lo sia già), è dotato di una vela molto più grossa di quella dei primi 2 DOLPHIN II (circa 5 m più lunga). Non è chiaro che cosa contenga, ma essa potrebbe anche ospitare un paio di pozzi verticali per il lancio di missili balistici o un sistema di rilascio per droni subacquei o, ancora, un sistema di rilascio “più comodo” per gli incursori. Nel primo caso, al momento da fonti aperte non si ha evidenza che Israele abbia mai testato un missile balistico da una piattaforma subacquea o da sottomarino – test evidentemente necessario/i per integrare un SLBM (Submarine Launche Ballistic Missile) sul DRAKON – ma non è detto che non lo faccia nel prossimo futuro”.

Altro prezioso contributo alla chiarezza, è quello di Giuseppe Gagliano per startmag.it.

Scrive Gagliano: “Recentemente, due documenti top secret dell’intelligence statunitense sono stati resi pubblici, fornendo informazioni senza precedenti sui preparativi militari di Israele per un possibile attacco contro l’Iran. Questi documenti offrono un’analisi approfondita delle operazioni clandestine dell’Idf (Forze di Difesa Israeliane), descrivendo con precisione le esercitazioni militari condotte in preparazione per colpire obiettivi strategici iraniani. A differenza di altre fughe di notizie come Wikileaks o le rivelazioni di Edward Snowden, questi documenti hanno offerto dettagli in tempo reale, descrivendo eventi accaduti appena pochi giorni prima.

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Uno degli aspetti più significativi emersi è la descrizione di esercitazioni aeree israeliane, condotte nell’ambito di un piano più ampio per un possibile attacco all’Iran, che ha intensificato i suoi lanci di missili balistici contro Israele il 1° ottobre 2024. Il monitoraggio statunitense ha osservato queste operazioni attraverso immagini satellitari e altre forme di sorveglianza elettronica, permettendo di identificare movimenti specifici in alcune delle principali basi aeree israeliane, tra cui Hatzerim, Ramat David e Ramon.

I documenti rivelano che l’aeronautica israeliana sta attivamente preparando l’uso di missili balistici lanciati dall’aria, tra cui il modello Rocks, sviluppato da Rafael, e il nuovo missile Golden Horizon, mai menzionato pubblicamente prima. Questi missili, che possono raggiungere obiettivi fino a 2.000 chilometri di distanza, sono stati visti nelle basi aeree durante le esercitazioni. Queste armi vengono caricate su caccia F-15I, noti anche come “Thunder”, che rappresentano la punta di diamante dell’aviazione israeliana per missioni di attacco a lungo raggio.

Il rapporto ha anche rivelato che Israele ha rafforzato le sue difese aeree, inclusi sistemi per intercettare missili e droni iraniani, in previsione di una possibile rappresaglia. In particolare, l’esercito statunitense ha prestato attenzione al ritmo crescente di dispiegamento degli intercettori e all’aumento dello stato di allerta nelle unità di ricerca e salvataggio dell’Idf, segno che un’operazione su larga scala potrebbe essere imminente.

Un altro elemento chiave emerso dal rapporto è il ruolo delle forze speciali israeliane. Queste unità sono state osservate durante preparativi per operazioni segrete a lungo raggio, che potrebbero includere incursioni sul suolo iraniano per neutralizzare obiettivi chiave prima di un attacco aereo. Anche i droni a lungo raggio utilizzati per missioni segrete sono stati citati come strumenti cruciali per l’intelligence e la preparazione degli attacchi.

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Gli Stati Uniti, attraverso la loro rete di sorveglianza, non solo monitorano attentamente Israele, ma condividono parte di queste informazioni con i loro alleati più stretti, il cosiddetto gruppo “Five Eyes”, che include Gran Bretagna, Canada, Australia e Nuova Zelanda. Tuttavia, gli aspetti più sensibili riguardanti il programma nucleare israeliano, come il dispiegamento dei missili Jericho-2, sono stati trattenuti e resi disponibili solo agli Stati Uniti. I documenti confermano che Israele ha disperso i Jericho-2 in diverse località per proteggerli da possibili attacchi, ma non ci sono segnali che indichino un’imminente intenzione di utilizzare armi nucleari.

Uno degli aspetti più sorprendenti è il predominio dell’aeronautica israeliana nella gestione delle capacità di attacco a lungo raggio. Anni fa, vi era stata la proposta di creare un corpo missilistico separato in Israele, ma questa idea è stata respinta a favore del potenziamento delle capacità dell’aeronautica di utilizzare missili balistici lanciati da aerei. Questo approccio offre notevoli vantaggi tattici: l’aereo può lanciare il missile da quote elevate, migliorando la portata e rendendo più difficile l’intercettazione da parte delle difese nemiche.

I documenti trapelati suggeriscono che chi ha diffuso queste informazioni potrebbe averlo fatto per rallentare o impedire l’attacco israeliano, fornendo all’Iran un avvertimento anticipato sui piani di Israele. Tuttavia, il governo statunitense ha rapidamente riconosciuto l’autenticità dei documenti, avviando un’indagine per scoprire l’origine della fuga di notizie. Il presidente Joe Biden ha espresso “profonda preoccupazione”, sottolineando la gravità della situazione e l’importanza di contenere le tensioni nella regione.

In sintesi, questi documenti non solo rivelano dettagli operativi sui piani israeliani, ma offrono anche uno sguardo sulle dinamiche di potere tra Israele e Stati Uniti, con quest’ultimi che cercano di bilanciare il loro supporto a Israele con la necessità di evitare un conflitto su larga scala con l’Iran”.

Così Gagliano. Un “bilanciamento”, nostra chiosa finale, che è il fallace surrogato di una iper potenza mondiale alle dipendenze del peggiore governo nella storia dello Stato d’Israele. 

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