L’antimafia virtuale all'incasso mediatico
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L’antimafia virtuale all'incasso mediatico

Occupy-Scampia, caricatura degli indignati di Zuccotti Park. Politici alla ricerca di notorietà e consensi virtuali. E l'antimafia mediatica va in Tv ma non penetra le coscienze.

L’antimafia virtuale all'incasso mediatico
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6 Febbraio 2012 - 12.03


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di Enrico Fierro

Una premessa. Si può criticare l’iniziativa di un deputato giovane, donna e democratica? E si può fare se l’iniziativa è stata lanciata su twitter e se ad appoggiarla sono direttori di grandi giornali e il famoso scrittore icona della lotta a tutte la mafie? Si può fare, ma nel momento stesso in cui lo fai devi sapere che verrai etichettato come vecchio rincoglionito che non capisce l’enorme valore dei social network e la loro forza dirompente. La piazza telematica, ti diranno, è l’essenza vera della democrazia, tutto il resto appartiene all’inglorioso passato del Novecento. E ancora, verrai descritto come un misogino, uno della generazione degli anni Cinquanta, quelli che hanno fatto pure il ’68 e che col passare degli anni hanno rubato il futuro a questa generazione del Duemila. Insomma, una chiavica da rottamare. Il nuovo avanza e delle tue critiche non sappiamo che farcene. Ma questo blog, ho pensato, ha una foto (magistralmente “lavorata” da quel grande artista che è Emanuele Fucecchi) e una scritta: “Perché io sono un uomo libero”. Frase non mia, ma di un personaggio che adoro. Si chiama Toni Pisapia ed è, grazie alla maschera di Toni Servillo, il protagonista di un film bellissimo: “L’uomo in più” di Sorrentino. E allora parliamo. Veniamo ai fatti.

I fatti parlano di Scampia. La settimana scorsa un articolo de “Il Mattino” parla della guerra di camorra nel quartiere. Si uccide, cinque morti solo a gennaio, si spaccia, anche con l’ingresso sul mercato di nuove droghe sintetiche, c’è un riassestamento delle gerarchie dentro i clan. Tutto vero. Poi il cronista raccoglie una voce dalla piazza: i boss hanno imposto il coprifuoco. A Scampia è vietato uscire la sera, i negozi devono chiudere entro le venti, e le donne devono tapparsi in casa. Insomma, la camorra è fortissima, in questi anni è uscita indenne da blitz e arresti, ha resistito alle guerre interne che hanno seminato decine di morti, ha spernacchiato libri, convegni, film e denunce sociali, tanto da fare una cosa enorme: imporre il coprifuoco ad un quartiere dove vivono non meno di 150mila persone. Peggio dei nazisti a Varsavia, nel Ghetto, più forti degli americani in Iraq, più spietati dei talebani in Afghanistan. Insomma, una notizia che avrebbe dovuto imporre scelte radicali da parte delle istituzioni. Invio dell’esercito e di forze straordinarie di polizia, il pattugliamento delle strade con soldati armati. Questo si sarebbe dovuto fare se i fatti narrati fossero stati veri, se non fossero stati smentiti dai vertici della polizia e dai magistrati dell’antimafia.

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Occupy-Scampia. Ma chi li ascolta i poliziotti e i magistrati? Non un deputato alla ricerca di notorietà un tanto al chilo. L’onorevole Pina Picierno, che, letto l’articolo, e senza fare alcuna verifica, prontamente si indigna. Si tratta di una giovane parlamentare eletta in Campania per il Pd con una rispettabilissima e lunga storia politica. Pupilla di Ciriaco De Mita (notissimo per essere uno dei Grandi Vecchi del Nuovo che avanza), tanto da incentrare la sua tesi di laurea sul linguaggio del leader di Nusco, quello che faceva sbellicare di risate Gianni Agnelli e incazzare Indro Montanelli. Un atto veramente eroico. De Mita le fu grato al punto di sponsorizzarla come presidente in un vivace congresso dei giovani della Margherita. Nel 2008 Valter Veltroni, notissimo talent-scout democratico, la “nominò” parlamentare. Tornando al coprifuoco e a Scampia, la deputata lancia il suo appello su Twitter e riceve centinaia di adesioni. Molte generose, altre interessate, altre dei tanti maniaci dell’indignazione da tastiera. Occupy-Scampia, mettiamo le tende come a Zuccotti Park. Ma Scampia non è Zuccotti Park, nelle Vele non c’è la sede distaccata di Wall Street e i Pagano, gli Amato, i Di Lauro, non hanno proprio l’aspetto di impeccabili uomini dell’alta finanza.

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Antimafia mediatica. E così, nella piazza più grande di Scampia, abbiamo assistito ad uno spettacolo deprimente. Il popolo di Twitter non si è visto, delle tende neppure l’ombra, di indignati, venuti a mettere faccia, testa e corpo contro i boss, nessuno. Solo giornalisti, tanti, fotografi, tantissimi, postazioni fisse e mobili di tv nazionali, magistrati e politici. Insomma, gli addetti ai lavori. Ma la cosa più drammatica è stata lo sdegno espresso da chi vive e lotta nel quartiere. Uomini e donne, ragazze (tantissime), preti, comunisti, volontari cattolici e laici, che mettono anima, corpo e intelligenza per far vivere quotidianamente una cultura, un modo di vivere, un’occasione e una speranza alternativi a quelli imposti dalla camorra. Loro, i boss, si celebrano con le canzoni dei neomelodici (“’o boss è n’ommo e core”, “’o latitante”, etc.), e quelli, i volontari, propongono tutta un’altra musica. Sono tanti gli uomini e le donne che lottano per un’altra Scampia, i giornali non li raccontano, le tv meno che mai, il cinema non li trasforma in personaggi. Pazienza, loro vanno avanti lo stesso, con l’umiltà e la determinazione di chi sa di vivere e lottare in una zona di guerra.

Supponenza e infantilismo. Li abbiamo visti venerdì sera incazzarsi con l’onorevole, dirle che così non si fa, denunciare quel misto di arroganza, supponenza e infantilismo politico, che ha determinato il fallimento di una iniziativa nata male e gestita peggio. E l’onorevole? Devo dire che ho osservato con un misto di ammirazione e amarezza il suo atteggiamento. Mai una presa d’atto dell’errore e del fallimento, mai un gesto di umiltà, un pizzico di autocritica. “Gli amici di Twitter non sono venuti per il maltempo. La gente non ha capito”, e cose così. I giornalisti in piazza si guardavano stupiti. Personaggi come Lorenzo Diana (uno che da decenni denuncia la camorra casalese e per questo vive perennemente sotto scorta), Luisa Bossa (per anni sindaco di Ercolano, cuore di un’altra camorra), preferivano tacere per amor di patria. “E’ la politica di oggi, leggera, mediatica. Conta facebook, non la gente in carne ed ossa”, ha notato un collega. Ha ragione, non contano i fatti, ma la suggestione, non contano le persone con i loro sentimenti, le ansie e anche le difficoltà a capire cosa è giusto e cosa no, non conta la capacità di convincerle a scendere in piazza e ad essere in tanti per costruire una idea, conta il botto del momento.

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E consensi virtuali. Ecco, sono in piazza, ho raccolto 500 tweet, ci sono venti telecamere, faccio tanti passaggi televisivi. Divento un personaggio. E poi? Poi vado via, torno a Roma, il mio ufficio stampa mi farà trovare una cartellina con tutti gli articoli, sul mio sito metterò le clip delle interviste in tv. E la gente di Scampia? Tornerà a vivere come prima in quell’inferno fatto di malacarne e brava gente, di assassini feroci e preti generosi, di camorristi e impiegati col mutuo da pagare, di disoccupati senza speranza e di disoccupati che accettano lo stipendio del sistema e si perdono per sempre. Nessuno li racconterà, nessun deputato si farà vedere, la loro sarà una quotidianità anonima, ma fino alla prossima notizia bomba. Quella che farà scattare di nuovo l’indignazione e la mobilitazione virtuale. Quella che non costa sacrifici, che non ti espone a rischi, quella che ti fa raccogliere tanti consensi. Virtuali.

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