Già è tanto che Matteo Salvini abbia twittato qualcosa in merito dello stupro di Viterbo. Stavolta, evidentemente, non poteva esimersi, anche se la parola Casapound, molto furbescamente, nei tweet non compare mai. Quello che compare invece è il tentativo di rovesciare la situazione a proprio vantaggio: se Casapound stupra allora la soluzione, per loro come per tutti, è sempre la stessa, la castrazione chimica o blocco androgenico, che dir si voglia. Il Ministro la chiama addirittura la ‘cura’ necessaria per pedofili e stupratori.
Ma sarà davvero così? Assolutamente no. La castrazione chimica, che è una procedura medica per fermare il pericoloso carcinoma alla prostata e che ha, come effetto colletarale, una diminuizione consistente della libido. Non quindi una eliminazione totale di quest’ultima che sarebbe ottenuta esclusivamente con la castrazione fisica, per fortuna vietata in quanto si tratterebbe di tortura. L’effetto collaterale, infatti, è strettamente legato all’utilizzo costante del farmaco e comunque rimane una seppur piccola percentuale di possibilità che il desiderio sessuale rimanga. Quindi come ‘cura’ la castrazione chimica appare già molto debole.
Ma ad essere sbagliato è l’approccio allo stupro: la violenza sessuale non ha nulla a che vedere con l’erotismo o con il desiderio sessuale. Come spiega su Donna Moderna Marco Inghilleri, sessuologo e psicologo, vicepresidente della Società Italiana di Sessuologia ed Educazione sessuale, “La sessualità non è mera chimica e gli esseri umani non sono macchine biologiche. Va ricordato che il primo organo sessuale è il cervello e ciascuno ha un proprio cocktail ormonale: la prova è che anche con bassi tassi di testosterone si può raggiungere l’erezione e provare desiderio. La castrazione chimica come deterrente è totalmente inefficace proprio perché lo stupro come reato sessuale è essenzialmente un reato d’odio, non ha nulla di erotico. È un atto sadico mosso o dal tentativo di un riscatto della persona che lo compie o addirittura dalla volontà di degradare l’oggetto del suo desiderio a una mera “cosa”. È un gesto contro qualcuno”.
Appare quindi evidente che la castrazione chimica non è una soluzione, o quantomeno non è così definitiva come Salvini vorrebbe far credere. Ciò che veramente potrebbe far diminuire questi reati è ripartire da un’educazione al rispetto, al rifiuto della violenza e alla delegittimizzazione del patriarcato e della società maschilista. Ma sarebbe troppo difficile, meglio optare per una non-soluzione violenta che non risolve il problema ma lo nasconde sotto il tappeto della propaganda.
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