Unabomber, la procura riapre il caso dopo 16 anni: i nuovi elementi che portano al colpevole
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Unabomber, la procura riapre il caso dopo 16 anni: i nuovi elementi che portano al colpevole

Una recente inchiesta giornalistica su Unabomber ha portato nuovi elementi: dei capelli rinvenuti tra i reperti del caso irrisolto, custoditi al porto di Trieste.

Unabomber, la procura riapre il caso dopo 16 anni: i nuovi elementi che portano al colpevole
Il caso Unabomber
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22 Novembre 2022 - 13.54


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Il caso Unabomber sarà riaperto. La magistratura della procura di Trieste ha trovato nuovi elementi che potrebbero portare a scoprire il colpevole degli attentati avvenuti tra il 1994 e il 2006. Il procuratore capo Antonio De Nicolo ha accolto l’istanza presentata da un giornalista e da due donne vittime di Unabomber, Francesca Girardi e Greta Momesso. Titolari del nuovo fascicolo saranno De Nicolo e il pubblico ministero Federico Frezza, ultimo pm a essersi occupato di Unabomber.

Una recente inchiesta giornalistica su Unabomber ha portato nuovi elementi: dei capelli rinvenuti tra i reperti del caso irrisolto, custoditi al porto di Trieste. In particolare, la novità è rappresentata da un capello bianco che era su un uovo inesploso acquistato da un uomo di Azzano Decimo al supermercato Continente di Portogruaro nel 2000 e da due capelli e peli repertati recuperando un ordigno inesploso trovato in un vigneto, a San Stino di Livenza.

Ora i progressi fatti dalla scienza e la banca dati del Dna a disposizione potrebbero far individuare Unabomber. “Verificheremo se da tutto il materiale organico allora repertato è stato estratto o meno il Dna – ha anticipato De Nicolo a Il Piccolo. – È possibile che in alcuni casi, con i metodi utilizzati allora, non fosse ritenuto estraibile, mentre con quelle attuali magari sì. Quindi dobbiamo constatare se c’è del materiale utilmente sottoponibile a indagini genetiche”.

Della serie di 28 attentati dinamitardi che tra il 1996 e il 2004 causarono danni a persone e cose nel Nord-Est con piccole quantità di esplosivo nascosto negli oggetti più disparati, da un inginocchiatoio a una candela, un uovo o un tubo, fu accusato un ingegnere bellunese, Elvo Zornitta. La sua posizione fu archiviava nel 2016 dalla Procura di Trieste quando fu scoperto che la prova regina di un lamierino tagliato con una forbice sequestrata nel piccolo laboratorio annesso alla casa dell’ingegnere, era stata manomessa da un poliziotto, Ezio Zernar, poi condannato proprio per questo episodio.

Nella motivazione dell’archiviazione, chiesta dal pm Frezza il 30 dicembre 2008 e disposta dal gip a marzo 2009, Frezza ipotizzava che Unabomber non fosse una ma più persone.

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