Fini come Sgrena: per i militaristi è traditore della patria
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Fini come Sgrena: per i militaristi è traditore della patria

Fischi e cori contro il presidente della Camera alla manifestazione di sostegno ai due marò arrestati in India. Nascono gli ultras del militarismo.

Fini come Sgrena: per i militaristi è traditore della patria
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31 Marzo 2012 - 17.14


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Fischi e cori di «vergogna, traditore» al presidente della Camera, Gianfranco Fini che, invitato all’iniziativa organizzata per manifestare sostegno ai due marò arrestati in India, a piazza Montecitorio, non vi ha partecipato invitando una lettera con il suo saluto. Traditore: nemmeno si trattasse di Giuliana Sgrena, sottoposta ad un fuoco di fila di critiche e minacce, per aver espresso una posizione controcorrente sulla vicende dell’Enrica Lexie. Si vede che gli “ultras” dei marò non sentono ragioni. E ciò non giova né alla difficile mediazione diplomatica del governo italiano, né all’immagine delle nostre forze armate, distorta da alcuni atteggiamenti “muscolari” di presunti sostenitori dei nostri militari. Degli ultras del militarismo non se ne sentiva davvero il bisogno.

Alla manifestazione, organizzata dall’associazione nazionale Marinai d’Italia, ha invece aderito il sindaco Gianni Alemanno. «Dobbiamo chiedere l’immediata liberazione dei due Marò ingiustamente detenuti in India – ha detto il sindaco – questa detenzione penso sia illegale, oltre che ingiusta, secondo le norme di diritto internazionale. Nulla più giustificare questa situazione, dobbiamo ribadire con forza che ci deve essere l’unità di tutto il Paese dietro la richiesta di liberazione dei due Marò». Il fatto che sia passato così tanto tempo dall’arresto dei due fucilieri «è una situazione – ha aggiunto Alemanno – che ci fa preoccupare, perchè in tutto questo tempo la situazione non è migliorata. Significa che è necessario chiedere a tutti gli alleati una grande solidarietà. Non basta la nostra diplomazia, ci vuole un impegno da parte dell’Unione europea e dell’Onu. Se tutto questo non avverrà, dobbiamo avere il coraggio di mettere in discussione la nostra partecipazione alle missioni di pace. Se i nostri soldati non sono difesi nei momenti del rischio, allora non sono neanche utili nelle missioni». Parole che grondano di populismo e demagogia. La diplomazia è un po’ più complicata. Ma Alemanno, mentre si avvicina la campagna elettorale, doveva fare solo la voce grossa in piazza per compiacere una platea di tifosi.
Nel corso della manifestazione è stato osservato un minuto di silenzio in ricordo delle vittime italiane in Afghanistan. Poteva essere anche una buona occasione per domandarsi l’utilità di quelle morti. Invece no.

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