Serve un'alleanza europeista e riformista: M5s ci starà? Vedremo, ma Di Maio è un partner naturale
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Serve un'alleanza europeista e riformista: M5s ci starà? Vedremo, ma Di Maio è un partner naturale

Dobbiamo invocare la politica per costruire un’alleanza larga nel Paese, tra il Pd, Azione, Italia Viva, Leu, i liberali di Forza Italia, gli ecologisti, Di Maio e quel che resterà del M5S.

Serve un'alleanza europeista e riformista: M5s ci starà? Vedremo, ma Di Maio è un partner naturale
Mattarella, Di Maio e Lamorgese
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Andrea Marcucci Modifica articolo

14 Giugno 2022 - 16.46


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Nel 1995 a Bologna nacque, quello che Arturo Parisi definì “un desiderio”.
E d’altra parte l’Ulivo nacque come risposta ad una duplice sconfitta, quella dei Progressisti e quella del Patto per l’Italia.


Fu la politica allora a far emergere lo strumento necessario per dare voce alla componente di centrosinistra dell’elettorato italiano.


Oggi siamo in una situazione molto simile: dobbiamo invocare la politica per costruire un’alleanza larga nel Paese, tra il Pd, Azione, Italia Viva, Leu, i liberali di Forza Italia, gli ecologisti, Di Maio e quel che resterà del M5S.
Un’alleanza, non tanto contro la destra sovranista di Giorgia Meloni, ma a favore di un raggruppamento europeista, riformista, attento ai temi del lavoro e al sociale, che dia voce a quell’Italia che ha voglia di costruire il futuro.


Le elezioni amministrative di ieri ci hanno fornito un responso chiarissimo: con il campo stretto si rischia di perdere male le prossime elezioni politiche, dobbiamo correre ai ripari.


Chi oggi mi riconosce le ragioni, dopo aver eluso questo tema per mesi, mi chiede: ma come si fa? È a loro, agli scettici, a quelli che ‘non è importare vincere le elezioni’, rispondo si fa con la politica. Il primo pezzo di lavoro dovrà essere sul programma, poi le alleanze saranno inevitabili. Mi si chiede anche: ‘Ma Conte ci starà?”. Non è un problema nostro cosa farà il M5S, da come si muove, io credo che Luigi Di Maio sarà un nostro partner naturale.


L’importante è che intanto si prenda atto che un programma per l’Italia si può cominciare a scrivere, tornando alla politica, esattamente come fecero Prodi e Parisi trent’anni fa.

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