Berlusconi, il populista che sostituì l'educazione con l'intrattenimento
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Berlusconi, il populista che sostituì l'educazione con l'intrattenimento

Berlusconi si è imposto grazie a due grandi innovazioni: una televisione che puntava all'intrattenimento e rinunciava all'educazione e aver capito che le appartenenze politiche erano finite

Berlusconi, il populista che sostituì l'educazione con l'intrattenimento
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12 Giugno 2023 - 17.41


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di Enrico Menduni

Silvio Berlusconi che se n’è andato oggi è stato certamente un protagonista divisivo, che ha suscitato sentimenti opposti di adesione o di disprezzo, di condivisione o di ripulsa. In particolare nel campo a lui avverso, non si contano le accuse che gli sono state rivolte e che spaziano dalla finanza  e dall’economia fino a coinvolgere a tutto campo la morale, il buon gusto, i diritti, il rapporto tra gli uomini (anziani) e le donne (giovani).

Molte di queste accuse – non tutte – sono state oggetto di procedimenti penali e di sentenze di tribunale. Tuttavia l’uomo Berlusconi, oltre ad una notevole tenacia, un incrollabile ottimismo e una notevole capacità di “resilienza”, ha avuto almeno due grandi idee, che molti (compreso chi scrive) hanno compreso con forte ritardo, e altri ancora stentano a capire ancora adesso.

La prima  di queste grandi idee è stata comprendere che anche in Italia l’intrattenimento avrebbe sconfitto la pedagogia, appena la tecnologia avesse consentito alle persone comuni di usufruirne in modalità semplici e che sembrassero gratuite. Se le parole d’ordine della RAI erano state, sull’esempio della britannica BBC, “educare, informare, intrattenere” (in rigoroso ordine di apparizione), adesso si trattava semplicemente di “intrattenere meglio”, lasciando che fosse l’entertainment a guidare le scelte delle persone.

Oggi questo ci sembra ovvio e scontato, ma nel 1975 non lo era. Tutti difendevamo il monopolio della Rai per “democratizzarlo” e chi invece voleva la “libertà di antenna” pensava a forme di “informazione democratica”, di emittenza locale (o regionale). Di tutti questi grandi progetti non è rimasto molto. Berlusconi ha creato una grande televisione commerciale, e la sfida oggi viene da un’altra parte: da forme di intrattenimento internazionale ancor meglio curvate sul profilo di nicchie di pubblico, o di singoli clienti: le piattaforme, Netflix, Amazon Prime e le altre.

La seconda idea è stata comprendere che il crollo del Muro di Berlino e Tangentopoli mettevano in crisi, come un uno-due nel pugilato, tradizionali appartenenze e filiazioni politiche e ideologiche. In qualche modo era un’altra vittoria dell’intrattenimento sulla pedagogia, con una spinta decisionista espressa da un referendum e da un nuovo sistema elettorale semi-maggioritario.

Berlusconi lo capì al volo, scese in campo nonostante autorevoli consigli di non farlo e vinse contro le previsioni; un po’ era populismo, un po’ era una leadership personale, imprenditoriale, a cui l’Italia non era abituata. Fra parentesi: vinse anche perché allora i suoi avversari erano divisi in due coalizioni, che sommate avevano preso più voti di lui – ma questa è storia antica. 

Le vicende furono alterne, maggioranze effimere, nuove elezioni, nuovi partiti, nuove leggi elettorali ; ma la spallata al vecchio mondo fu definitiva. Non si tornò indietro. Berlusconi avrebbe potuto ritirarsi al primo fallimento, ma non lo fece. È stato un protagonista della politica per ventinove anni. Di molti suoi acerrimi avversari non c’è che uno sbiadito ricordo. 

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