Ucraina, i teologi ortodossi contro il perverso appoggio del Patriarca Kirill alla guerra di Putin
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Ucraina, i teologi ortodossi contro il perverso appoggio del Patriarca Kirill alla guerra di Putin

Un documento di denuncia dei teologi ortodossi condanna le parole del Patriarca Kirill che ha benedetto la guerra in Ucraina

Ucraina, i teologi ortodossi contro il perverso appoggio del Patriarca Kirill alla guerra di Putin
Il Patriarca Kirill
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Riccardo Cristiano Modifica articolo

16 Marzo 2022 - 14.28


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Un gran numero di teologi ortodossi da tutte le università e centri teologici del mondo denuncia il significato perverso dell’appoggio del patriarca di Mosca, Kirill, alla guerra di Putin. Per capirne il senso occorre partire dall’idea di mondo russo, evocata da entrambi. Questo mondo da loro viene vissuto e presentato come la forza che si oppone all’Anticristo. Infatti per capire Kirill e il suo appoggio a Putin e l’idea che esista un mondo russo, che comprende Russia, Ucraina, Bielorussia, Moldova e Kazakhstan. Questo mondo ha un solo popolo, una sola cultura, una sola lingua, una sola cultura e moralità, che si estendono a tutti i russi nel mondo. A rappresentarlo ci sono il potere politico di Mosca e il patriarcato di Mosca lo esprime spiritualmente. Kiev ne è parte irrinunciabile quale luogo storico della conversione di quel popolo.

La teoria di Vladimir Putin e del patriarca Kirill vede un nemico ergersi contro questo mondo russo, l’Occidente corrotto, guidato dagli Stati Uniti e i Paesi euro-occidentali, che sono capitolati davanti al liberalismo, alla globalizzazione, alla cristianofobia, all’esistenza di diritti degli omosessuali. È analogamente capitolato davanti a tutto ciò anche il Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli, che ha riconosciuto l’autonomia della Chiesa in Ucraina da Mosca. La difesa dei valori morali, della tradizione dello spirito russo e la venerazione della Santa Russia è stata così assunta integralmente dal Presidente Putin e dal patriarca Kirill. Questa visione, affermano  i firmatari del documento, è stata una costante del Patriarcato di Mosca dal 2009, anno dell’elezione di Sua Beatitudine Kirill a patriarca. Così facendo Kirill ha scelto una visione etnica della sua Chiesa, visione che il santo concilio ortodosso del 1872 definisce eretica. È un’eresia perché se la Chiesa fosse etnica non sarebbe più la Chiesa di Cristo, del Vangelo, degli Apostoli. L’unità della Chiesa, infatti, così ragionando diverrebbe impossibile. Giunti a questo punto i firmatari scrivono: “Pertanto, respingiamo l’eresia del “mondo russo” e le azioni vergognose del governo russo nello scatenare la guerra contro l’Ucraina che scaturisce da questo insegnamento vile e indifendibile con la connivenza della Chiesa ortodossa russa, in quanto profondamente non ortodossa, non cristiana e contro l’umanità, chiamata ad essere «giustificata… illuminata… e lavata nel Nome di nostro Signore Gesù Cristo e dallo Spirito di Dio» (Rito battesimale). Così come la Russia ha invaso l’Ucraina, così anche il Patriarcato di Mosca del Patriarca Kirill ha invaso la Chiesa ortodossa, ad esempio in Africa, provocando divisioni e conflitti, con indicibili vittime non solo nel corpo ma nell’anima, mettendo in pericolo la salvezza dei fedeli”.

Dunque quella di Kirill è una Chiesa etnica, teocratica, non una Chiesa universale e incarna la missione di un popolo. Per questo non può concedere un centimetro di suolo del “mondo russo”, che sotto la guida del  suo presidente deve combattere le forze del Male rappresentate dall’Occidente corrotto, liberale e lascivo. Qui varrà la pena di notare una profonda concordanza con il khomeinismo e l’esportazione della rivoluzione iraniana, che è la stessa identica cosa: mira a unire tutto l’islam sotto la guida dell’imam per combattere l’Anticristo e consentire dopo di ciò la vittoria celeste. E’ questo che nella visione di Kirill è contestato  dalla teologia ortodossa, che con il Patriarcato ecumenico di Costantinopoli ha riconosciuto la Chiesa indipendente in Ucraina e per questo è stata scomunicata con tutte le altre Chiese ortodosse che la hanno seguita da Mosca. Analogamente la teologia sciita non khomeinista ritiene che la conquista dell’islam sia un’eresia finalizzata a ricreare l’impero persiano: il fondamentalismo sunnita che si è affermato in Arabia Saudita nei decenni passati ne è l’opposto analogo.

Questa convergenza dei fondamentalismi apocalittici è molto importante. In queste visioni si concepisce il tempo come un qualcosa di completamente diverso da quel che pensiamo noi. Per loro il tempo è uno scontro perenne tra la forza che tiene a freno l’Anticristo e l’Anticristo stesso, fino alla battaglia finale, quando il Bene prevarrà sul Male e prevarrà la giustizia. Per questo sono teocratici. Dio guida il potere temporale a eseguire i suoi piani.

Oggi la novità è che il patriarca di Mosca esplicita di vedere l’Anticristo nell’Occidente, questa forza peccaminosa e indecente che calpesta la legge di Dio e cerca di imporre la volontà dell’Anticristo. Ad essa bisogna opporsi con tutte le forze. Il patriarca di Mosca ha detto chiaramente di vedere questa forza messianica, questo potere che si oppone al Male e resiste nel nome del Bene, in attesa che arrivi il Salvatore celeste, nell’anima russa e quindi nel mondo russo che tale deve restare.

Il patriarca di Mosca ha così usato i Gay Pride come simbolo per spiegare l’identificazione dell’Occidente peccaminoso con l’Anticristo. L’omosessualità per lui rimane il peccato dei peccati, quello che scatenò l’ira di Dio. Dunque i Gay Pride sarebbero l’ostentazione della ribellione dell’uomo a Dio. Questa ribellione è l’Anticristo ed è quello che in Ucraina la Russia combatte, deve combattere. E’ l’anima russa che è chiamata a questa lotta metafisica tra bene e male.

È qui che il documento di denuncia dei teologi ortodossi diviene fondamentale. Perché afferma una visione opposta del tempo: “Condanniamo come non ortodosso e respingiamo qualsiasi insegnamento che cerchi di sostituire il Regno di Dio visto dai profeti, annunciato e inaugurato da Cristo, ammaestrato dagli apostoli, ricevuto come sapienza dalla Chiesa, enunciato come dogma dai Padri, e sperimentato in ogni Santa Liturgia, con un regno di questo mondo, sia quella Santa Rus’, la Sacra Bisanzio o qualsiasi altro regno terreno, usurpando così l’autorità di Cristo stesso di consegnare il Regno a Dio Padre (1 Corinzi 15:24), e negando il potere di Dio di asciugare ogni lacrima da ogni occhio (Apocalisse 21:4). Condanniamo fermamente ogni forma di teologia che nega che i cristiani siano migranti e rifugiati in questo mondo (Eb 13,14), cioè il fatto che «la nostra cittadinanza è nei cieli, ed è da lì che aspettiamo un Salvatore, il Signore Gesù Cristo» (Fil 3,20)”. Sostituirsi a Dio e Gesù Cristo, è questo il punto di arrivo del ragionamento religioso a cui conduce la visione di Kirill.

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