Francesco al G7 è un richiamo a tenere l’umano al centro della ricerca
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Francesco al G7 è un richiamo a tenere l’umano al centro della ricerca

La presenza di Papa Francesco alla Biennale d’Arte di Venezia e quella alla sessione sull’Intelligenza artificiale del G7 in Puglia possono essere considerate, in realtà, due facce della stessa medaglia.

Francesco al G7 è un richiamo a tenere l’umano al centro della ricerca
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padre Antonio Spadaro Modifica articolo

5 Maggio 2024 - 17.37


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Papa Francesco parteciperà al G7 guidato dall’Italia che si svolgerà dal 13 al 15 giugno  a Borgo Egnazia, in Puglia.  il Pontefice interverrà nella sessione dedicata all’intelligenza artificiale aperta ai Paesi non membri. Si tratta della prima volta di un Pontefice al vertice del gruppo. La sua presenza intende incoraggiare quella che viene definita «algoretica», l’etica agli algoritmi.

L’Intelligenza Artificiale offre grandi opportunità, ma porta con sé anche enormi rischi. È necessario sviluppare meccanismi di governance per garantire che l’intelligenza artificiale mantenga al centro la persona e abbia la persona come il suo ultimo fine.

La presenza di Papa Francesco alla Biennale d’Arte di Venezia e quella alla sessione sull’Intelligenza artificiale del G7 in Puglia possono essere considerate, in realtà, due facce della stessa medaglia. La Chiesa sente di essere chiamata non solamente a costruire i propri forum nei propri spazi, ma ad essere presente lì dove avviene effettivamente il dibattito reale.

La presenza alla Biennale ha messo in evidenza l’importanza di una nuova immaginazione e un nuovo linguaggio da trovare per un mondo spaccato come il nostro. La presenza del Papa al G7 sarà quella di un leader morale di impatto globale. Il suo messaggio è un richiamo a tenere l’umano al centro della ricerca. 

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La questione vera al centro dell’interesse del Papa non è se l’intelligenza artificiale potrà diventare «umana», ma al contrario: se l’intelligenza umana potrà «rimanere» umana. Perché l’artificiale sta penetrando sempre di più non solamente nelle nostre relazioni e nella nostra capacità di conoscenza, ma anche nello sviluppo delle relazioni internazionali. 

I cambiamenti bruschi di «intelligenza» li abbiamo sempre vissuti nella storia: pensiamo alla rivoluzione dell’illuminismo, al quale poi rispose il romanticismo. L’umanità produce questi cambiamenti, ma deve imparare a gestirli con saggezza. 

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