Caffè letterario per salvare i ragazzi della più grande favela del Brasile
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Caffè letterario per salvare i ragazzi della più grande favela del Brasile

Si chiama Garagem das letras e lo ha realizzato a Rocinha (Rio de Janeiro) la onlus Il sorriso dei miei bimbi: spazio all'arte e alla musica nelle favelas.

Bambino in una favela brasiliana, foto d'archivio
Bambino in una favela brasiliana, foto d'archivio
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4 Gennaio 2015 - 18.11


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“Erano cinque ragazzi, di quelli che lavorano per il narcotraffico, seduti sul divano, rispettosamente, discutendo tra di loro sui libri che stavano leggendo”: è stupito Junior Rezende, volontario della onlus Il sorriso dei miei bimbi, che da oltre 10 anni opera a Rocinha, la favela più grande di tutto il Sudamerica, alle spalle di Ipanema, spiaggia da cartolina di Rio de Janeiro. Anche lui, come tutti gli operatori della onlus fondata dalla reggiana – ma brasiliana d’adozione – Barbara Olivi, è alle prese con l’inaugurazione del Garagem das letras, il primo caffè letterario di Rocinha. Caffè che, pur essendo ancora in fase di progettazione, ha già avuto i suoi primi clienti. “Da qualche settimana – scrive Rezende – di fronte al caffè ci sono alcuni ragazzi che lavorano per il narcotraffico, come ‘fogueteiros’, quelli che con dei petardi annunciano l’avvicinarsi della polizia, e come venditori. Hanno tra i 13 e i 14 anni e vivono in un mondo dove tutto è limitato alla convivenza con armi, droga e morte”. Pochi giorni fa, uno di loro è entrato nel Caffè, ha chiesto ‘Che posto è questo?’, mentre il libro dei Guinnes ha attirato la sua attenzione. Il giorno dopo è tornato per mostrarlo a un amico: qualche giorno dopo, erano in 5: “Nessuno, in realtà, ha letto o aveva l’intenzione di leggere un libro fino alla fine. Erano libri illustrati. Ma non è così che si comincia?”.

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Tre le prime macroaree del garage/caffè, una sarà dedicata alla cucina, una alla musica e una all’arte: “Avremo un piccolo bar – racconta Barbara Pascali del Sorriso dei miei bimbi – che venderà solo cose naturali, tutto quello che a Rocinha non si trova: qui ci sono solo coscine di pollo, birra e succhi confezionati. Noi vogliamo lavorare sull’educazione alimentare. Avremo una partnership con un gelataio italiano di Rio, che insegnerà come fare un ottimo gelato artigianale. Faremo la pizza, formeremo anche ragazzi perché imparino il mestiere del barista”. Per “Il sorriso dei miei bimbi” è il primo progetto autosostenibile: “Come sostiene Pepe Mujica, presidente dell’Uruguay, per cambiare serve prima gettare le basi, dando da mangiare ed educando. Abbiamo fatto nostra la sua filosofia”, rivela Barbara. Al Caffè letterario ci saranno corsi di mosaico, di murales, di stickers, di cinema, di pre e post produzione di video. Sarà possibile collegarsi a Internet e partecipare a rassegne cinematografiche: “Arriverà un artista busker italiano e una mostra di fotografia urbana. Vogliamo portare i fighetti di Rio al Caffè, perché sono uguali ai nostri ragazzi: devono solo incontrarsi per scoprirlo. Nelle favelas ci sono americani, cinesi, canadesi, ma non carioca, quelli no. Con il garagem vogliamo abbattere un pezzettino di quel maledetto muro. Noi invitiamo i carioca in favela, sperando che poi facciano il contrario”.

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Oggi, la onlus segue 103 bimbi alla scuola materna, tiene 2 corsi di alfabetizzazione per adulti, porta avanti progetti di alfabetizzazione e rinforzo scolastico (per i ragazzini che non hanno alle spalle una famiglia in grado di supportarli culturalmente): “Così le persone cominciano a uscire dall’emarginazione: se anche una sola di loro, grazie a noi, riesce a leggere un cartello stradale, il nostro lavoro ha ottenuto il suo scopo”, racconta Barbara, che ricorda la commozione di un muratore per essere riuscito a leggere, grazie ai corsi di alfabetizzazione, il biglietto di auguri del nipote. L’anno prossimo, arriveranno 18 dentisti canadesi che cureranno i bimbi della favela e i loro genitori.

“Tutto ci dice che la strada che abbiamo scelto di intraprendere è quella giusta. Il nostro segreto? Ascoltare gli abitanti della favela, creare progetti su misura”, spiega Barbara. “Più che mai, oggi, vedo l’importanza e la necessità di uno spazio come quello del Caffè – scrive Rezende – Spazi dove le persone possano entrare, senza discriminazione, senza restrizioni assurde. Aspettiamo, questo Garage salverà molta gente”. (Ambra Notari)

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