E' stata la prima donna afghana 'top gun': ora ha chiesto asilo negli Usa
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E' stata la prima donna afghana 'top gun': ora ha chiesto asilo negli Usa

Niloofar Rahmani, capitano dell'aeronautica ha detto di temere per la sua vita

Il capitano Niloofar Rahmani
Il capitano Niloofar Rahmani
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27 Dicembre 2016 - 18.25


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 Un paese libero e democratico dopo la cacciata dei talebani? Pare di no. La prima top gun afghana ha chiesto asilo negli Stati Uniti dopo le ripetute minacce ricevute. Ma l’Afghanistan si è opposto e ha intimato agli Usa di respingere la sua domanda perché la donna a loro giudizio ha detto il falso.
Il capitano Niloofar Rahmani è salita agli onori delle cronache nel 2013, quando diventò la prima donna pilota dell’aeronautica afgana. Un traguardo al quale ha dedicato la sua vita. «Ho sempre voluto essere un pilota. Era il sogno di mio padre», disse Rahmani, spiegando che riuscire nell’impresa significava anche dimostrare al mondo che «in Afghanistan le donne possono fare le stesse cose degli uomini».
Rahmani è stata portata come esempio negli Stati Uniti dell’avanzamento della condizione femminile in Afghanistan: nel 2015 il Dipartimento di Stato l’ha onorata con il premio “Woman of Courage”, e la First Lady Michelle Obama ne ha tessuto le lodi.
L’iniziale successo in carriera, però, si è scontrato subito con le critiche crescenti delle forze armate afgane. Da qui le minacce a Rahmani e alla sua famiglia, costretta a trasferirsi più volte negli ultimi anni. Una situazione divenuta intollerabile per il capitano, tanto da spingerla a chiedere asilo negli Stati Uniti.
«Se torna in Afghanistan, sente di essere in pericolo di vita», ha affermato il suo legale, Kimberly Motley, sottolineando che Rahmani nell’ultimo anno si è esercitata in base militari americane nel sud degli Stati Uniti. Definendola un «raggio di luce per le donne, gli immigrati e i musulmani nel mondo», Motley ha spiegato alla Cnn i timori della ragazza dopo l’ostracismo mostrato dalle forze armate del suo Paese e le critiche ricevute da esponenti del governo afgano.
Ma la sua richiesta d’asilo ha infiammato la polemica. Il portavoce del ministro delle Difesa afghano, generale Mohammad Radmanish, ritiene che la ragazza stia «mentendo sulle minacce solo per ottenere l’asilo. Chiediamo agli amici americani e al governo di respingere la sua richiesta di asilo e di rimandarla a casa: la verità è che la sua vita non è a rischio».
Le critiche sono arrivate anche dai suoi colleghi afgani. «Dice di essere stata molestata sul posto di lavoro ma non è vero perché tutti i piloti e lo staff sono istruiti e con un’elevata formazione», ha assicurato il colonnello Ayan Khan, pilota di elicotteri dell’aeronautica. «Come possono molestare una delle loro colleghe?».

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