Kara-Murza, lettera dal carcere: "Non abbiate fretta a dirmi addio, la Russia cambierà"
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Kara-Murza, lettera dal carcere: "Non abbiate fretta a dirmi addio, la Russia cambierà"

Vladimir Kara-Murza, ringrazia quanti gli sono stati vicini in queste ore. Il dissidente politico, condannato a 25 anni di carcere per il suo no al regime di Mosca

Kara-Murza, lettera dal carcere: "Non abbiate fretta a dirmi addio, la Russia cambierà"
Vladimir Kara-Murza
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19 Aprile 2023 - 09.25


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 “Non abbiate fretta a dirmi addio”. Lo scrive Vladimir Kara-Murza, ringraziando quanti gli sono stati vicini in queste ore. Il dissidente politico, condannato a 25 anni di carcere per il suo no al regime di Mosca e alla guerra che il Cremlino ha scatenato contro l’Ucraina dice che in Russia, al di là di quello che appare, “la realtà va verso il cambiamento”. La lettera è stata pubblicata sul canale telegramma del politico. 

  Kara-Murza scrive che, leggendo le tante lettere di sostegno, si sente come l’eroe del film “Di cos’altro parlano gli uomini”, che si sveglia e, nascondendosi, ascolta i “discorsi accorati rivolti a lui”. Il politico ringrazia tutti per il calore, la solidarietà e il sostegno, ma li esorta, appunto, a non considerare quella condanna un addio.

“Mi piace molto la storia che Naum Kleiman, direttore del Museo del Cinema – scrive Kara-Murza – ha raccontato sull’esilio della sua famiglia in Siberia alla fine del regno di Stalin. Quando i coloni furono portati fuori, nella neve, e il comandante cominciò a leggere il verdetto, una donna improvvisamente cominciò a ridere ad alta voce. Tutti pensavano che fosse pazza. E quando il comandante chiese spiegazioni, gli fu risposto:” Pensate di essere i padroni dell’eternità. Vedrete, questa eternità finirà presto”. 

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 Kara-Murza ringrazia i suoi avvocati, i testimoni della difesa, i garanti, quanti sono venuti a sostenerlo al tribunale di Mosca e quelli che si sono spesi per lui a livello internazionale, anche a sostegno degli altri prigionieri politici.

Poi, Kara-Murza ringrazia la sua famiglia. Ricorda che sua nonna aveva quattro anni quando il padre fu ucciso nella lotta al potere sovietico, e che anche suo marito fu internato per lo stesso suo “reato”. 

“Recentemente mi sono congratulato con lei per il suo 90esimo compleanno, con una lettera dalla prigione. La vita umana come riflesso dell’epoca…”.   

Il dissidente, infine, ha parole di gratitudine per la moglie Eugenia: “Non avrei potuto andare fino in fondo senza il suo sostegno. Ti amo. Andrà tutto bene. Ci vedremo sicuramente”, conclude la lettera.

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