Stati Uniti, il Congresso è spaccato: gli Usa verso lo shutdown
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Stati Uniti, il Congresso è spaccato: gli Usa verso lo shutdown

Se entro il 30 settembre il Congresso non raggiungerà un accordo sulla spesa per l'anno prossimo, centinaia di migliaia di dipendenti federali potrebbero trovarsi senza stipendio, e numerose agenzie governative rischiano di rimanere a corto di fondi.

Stati Uniti,  il Congresso è spaccato: gli Usa verso lo shutdown
Kevin McCarthy
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26 Settembre 2023 - 00.57


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Gli Stati Uniti si trovano sull’orlo del loro ventiduesimo shutdown in cinquant’anni. Se entro il 30 settembre il Congresso non raggiungerà un accordo sulla spesa per l’anno prossimo, centinaia di migliaia di dipendenti federali potrebbero trovarsi senza stipendio, e numerose agenzie governative rischiano di rimanere a corto di fondi. Questa potrebbe essere una paralisi che si protrarrà per una settimana o persino per 34 giorni, rendendola così la più lunga sospensione delle attività governative della storia recente, simile a quanto accaduto tra il 2018 e il 2019, durante l’amministrazione di Donald Trump alla Casa Bianca.

Joe Biden, che nei prossimi giorni sarà in Michigan accanto ai lavoratori del settore delle auto in sciopero, ha accusato «un piccolo gruppo di estremisti repubblicani» per l’impasse esortando Capitol Hill a risolvere la questione. Il presidente americano ha rivendicato l’accordo faticosamente raggiunto con il repubblicano Kevin McCarthy accusando i trumpiani di «non volerlo rispettare».

«Ora gli americani ne pagheranno il prezzo», ha attaccato il `commander-in-chief. Con l’ultimo sondaggio Washington Post-Abc news che lo da´ di ben 10 punti indietro a Trump, a Biden manca solo la tegola dello shutdown per farlo crollare anche agli occhi del suo elettorato, sempre più insoddisfatto per la gestione dell’economia e dell’immigrazione.

A rimanere con il cerino in mano potrebbe, tuttavia, essere proprio lo speaker della Camera. Non a caso, stretto tra la necessità di accontentare i radicali del suo partito e tenere fede al patto con i democratici di cui pure ha bisogno per rimanere in sella, ha usato una metafora legata alle fiamme per lanciare l’allarme sul rischio paralisi.

«Vogliono bruciare tutto», ha tuonato il repubblicano accusando i seguaci di Trump di tenere in ostaggio il Paese. Il tycoon, che quando era presidente ha subito le conseguenze della chiusura, oggi la invoca. «A fine mese si avvicina una scadenza molto importante. I repubblicani al Congresso possono e devono togliere i fondi al governo trasformato in arma politica dal corrotto Joe Biden, che rifiuta di chiudere il confine e tratta metà del Paese come nemico dello Stato. Questa è anche l’ultima possibilità per tagliare i fondi a questi procedimenti politici contro di me e altri patrioti. Usate il potere dei cordoni della borsa e difendete il Paese!», ha attaccato qualche giorno fa in un post sul suo social media Truth.

Se scatterà lo shutdown, in gioco per gli Stati Uniti c’è molto di più dei processi a Trump. Innanzitutto verrebbero sospesi i programmi legati a Medicare, l’assicurazione sanitaria per i cittadini meno abbienti, e i benefit sociali. Brutte notizie anche per la scienza, con le principali agenzie di ricerca costrette a interrompere i loro progetti e la Nasa che manderebbe a casa 17.000 dei suoi 18.300 dipendenti. Idem per i trasporti: i controllori di volo negli aeroporti sarebbero convocati al lavoro comunque ma il rischio assenteismo è alto. Per non parlare delle agenzie che si occupano delle gestione delle emergenze – come disastri naturali, incendi, tifoni, tempeste tropicali all’ordine del giorno negli Stati Uniti – che resterebbero bloccate. Al Pentagono, dove sarebbero mandati a casa tutti gli 800.000 impiegati civili, la preoccupazione più grande sono i contratti. Quelli assegnati prima dello shutdown continuerebbero e il dipartimento della Difesa potrà effettuare nuovi ordini per forniture o servizi necessari a proteggere la sicurezza nazionale. Ma per il resto tutto fermo. Per questo, qualche giorno fa, il segretario Lloyd Austin ha deciso di escludere le operazioni che riguardano l’Ucraina da un’eventuale paralisi, consentendo di proseguire con l’invio di armi a Kiev e il training dei soldati. Finché ci sono i fondi.

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