Il primo ministro estone Kristen Michal ha dichiarato a Reuters che l’Estonia continuerà a controllare le navi sospette appartenenti alla cosiddetta “flotta ombra” russa, nonostante le tensioni con Mosca. Solo pochi giorni fa, infatti, la Russia ha dispiegato un caccia SU-35 durante un tentativo estone di deviare la rotta di una petroliera diretta in Russia. In quell’occasione, l’aereo militare russo avrebbe violato brevemente lo spazio aereo della NATO.
“L’incidente della scorsa settimana non cambia nulla”, ha affermato Michal. “Noi continueremo a monitorare queste navi. Se c’è qualcosa di sospetto, interverremo. Questo vale per noi, per i finlandesi e per tutti gli altri.”
Il primo ministro ha precisato che la marina estone non aveva intenzione di abbordare la petroliera, che alla fine è rientrata in acque russe scortata dal caccia russo e da una motovedetta estone. In aprile, Tallinn aveva già fermato un’altra nave della “flotta ombra”, la Kiwala.
Secondo le stime estoni, la Russia riceve circa il 60% dei propri ricavi petroliferi tramite questa rete di navi, che operano in violazione delle sanzioni occidentali. I carichi partono dai porti russi sul Mar Baltico e transitano nelle acque tra Estonia e Finlandia. Le navi, spesso registrate con strutture societarie opache, navigano senza assicurazioni occidentali e senza le certificazioni di sicurezza standard.
“È comprensibile che la Russia sia nervosa,” ha aggiunto Michal, sottolineando come l’Unione Europea e gli Stati Uniti dovrebbero rafforzare le restrizioni sull’importazione di petrolio russo. “La vera domanda non è per l’Estonia, ma per l’Europa e per gli Stati Uniti: com’è possibile che la Russia sia al quarto anno di guerra e riesca ancora a vendere i suoi prodotti sul mercato globale?”
Mosca, da parte sua, sostiene che le sanzioni siano un tentativo di distruggere la sua economia e rivendica il diritto alla libera navigazione nel Mar Baltico.
Aumento delle spese per la difesa
Estonia, uno dei più ferrei oppositori della Russia all’interno della Nato e dell’Unione Europea, è stata annessa dall’Unione Sovietica negli anni Quaranta in seguito al patto tra Mosca e Berlino nazista per la spartizione dell’Europa orientale.
Per Michal, l’unico modo in cui l’Europa può sperare in una pace duratura è il rafforzamento della propria capacità militare. Tallinn ha già promesso di destinare almeno il 5% del PIL alla difesa, con l’obiettivo di rafforzare le proprie forze armate, e auspica che i membri più grandi della Nato seguano l’esempio nel vertice previsto all’Aia il mese prossimo.
“Nessuno ama i governi che aumentano le tasse per finanziare la difesa, ma è una necessità”, ha detto Michal. Ha inoltre auspicato che il presidente statunitense Donald Trump, durante una telefonata in programma con Vladimir Putin, rilanci la possibilità di nuove sanzioni. “Spero che continuerà a fare pressione”, ha concluso.